Restauro delle volte delle navate
La vicenda ha inizio nel 1829 per concludersi nel marzo del 1932, cioè ben dopo 103 anni, a causa delle non semplici difficoltà per l'erario dello Stato, in coma finanziario irreversibile come quello dei Comuni.
Lo stato di forte degrado della fabbrica, in particolare delle volte, viene posto all'attenzione dell'Amministrazione Comunale, dolendosi della cosa, dall'Arcivescovo di Bari, S.E. Michele Basilio Clarj (1823-1858), a seguito della visita pastorale fatta nella nostra Terra [1] nel gennaio del 1829.
Il Decurionato del tempo si occupa seriamente della faccenda, ritenendola doverosa verso Dio e verso la comunità nojana, ma adotta un provvedimento di sola presa d'atto con il proposito di provvedervi [2] .
Ma, stanti le pressanti richieste dell'Intendente di Bari a far eseguire con urgenza i lavori di ripristino decoroso della fabbrica [3] , il detto consesso si riunisce per approvare la perizia redatta dai muratori e dai falegnami locali, ammontante a complessivi ducati 254 - così suddivisi: 182,05 per riparazione murature e 72 per riparazione opere di falegnameria -, da affidarsi mediante esperimento di legali subaste.
Durante la riunione consigliare del 25 febbraio 1829, però, viene evidenziato che i circa 255 ducati non sono disponibili, perché si deve provvedere subito alla costruzione del camposanto, giusta disposizioni reali in merito [4] .
Intanto il tempo passa inesorabilmente con un nulla di fatto. Si consumano carta ed inchiostro, solo per la corrispondenza, onde stabilire a chi spettasse intervenire, se al Comune o anche al Capitolo, che non si è preoccupato della manutenzione ordinaria del manufatto.
Il XIX secolo finisce con lo stallo di ogni risoluzione.
Ma forse all'inizio del XX secolo l'Arciprete (mons. Pardo) aveva scritto alla Befana pregandola di ricordarsi della nostra fabbrica, abbisognevole di molti lavori che evitassero la sua perdita completa.
Ed ecco che la vecchiaccia, nel suo giro dispensatorio di carboni e regali, nel 1913 si ricorda anche della nostra fabbrica Matrice, facendo trovare nella posta diretta al Comune una bella busta bianca (non sporca di nero pur essendo stata a contatto con i carboni), contenente una lettera datata 20 gennaio 1913 dell'Ispettore ai Monumenti di Bari, ing. Antonio Vinaccia, che cosin scrive al nostro Sindaco: «La Cattedrale di codesta Città, insigne monumento dell'arte medioevale, che ne forma il maggior decoro ed il più bel ricordo storico, trovasi deturpata in molte parti delle sue facciate, coverte di erbe parietari e da piante di fico, con pezzi di cornicione e di zoccolatura mancanti con sconce scialbature di calce sui bellissimi portali della chiesa (cosa tuttora riscontrabile). Lo scrivente ha già segnalato al Reverendo Parroco di codesta Cattedrale la somma a Lui spettante pei lavori, che rivestono assoluto carattere di manutenzione.
Per gli altri lavori atti a conservare la integrità artistica del monumento è necessario che intervenga codesta on.le Rappresentanza Comunale» [5] .
Intanto, l'Italia unificata è sconvolta da avvenimenti molto tristi prodotti dalla prima guerra mondiale (1915-18).
Negli anni successivi, a seguito di grandi lotte sociali, il governo dello Stato monarchico viene affidato al Partito Fascista (1924).
Le Amministrazioni Comunali passano nelle mani di un solo personaggio, di provata fede fascista o meno: il podestà.
L'avv. Agostino Di Pierro, sempre personaggio di spicco in politica d'ogni tempo, è il primo Podestà nojano.
Costui, presa visione della nota del detto Ispettore ai Monumenti di Bari, si preoccupa che uno dei più preziosi luoghi di culto nel quale si è svolta la storia dei nostri Avi possa andare in rovina, e incarica l'ing.
Antonio Sforza di visionare la struttura della fabbrica e far tenere apposita relazione tecnica dei lavori da eseguire ed il loro importo.
La relazione redatta dall'ing. Sforza evidenzia lo stato di pericolo incombente della vetusta copertura della navata centrale, costituita di piccole lastre di pietra calcarea, ormai degradate ed in più punti rotte, le quali agevolano le numerose infiltrazioni di acqua piovana, che può da un giorno all'altro cadere in basso, anche per la riscontrata presenza di evidenti segni di fradiciume nelle incavallature in legno di sostegno di essa.
Pertanto, per ovviare al detto pericolo, «...prevede le demolizioni delle vecchie costuzioni in tegole piane scanalate tipo marsigliese e battuto di asfalto minerale, rispettivamente per la navata centrale e per le due laterali. La sostituzione di vecchie incavallature in legno, le gronde e doccioni in lamiera zincata di raccolta delle acque.
L'ammontare complessivo dei lavori è di £. 12.500 oltre la somma di £. 2.000 per imprevisti, compenso di progetti, e la quota parte per direzione e contabilità dei lavori a disposizione dell'Amministrazione».
Il Podestà non perde tempo: con propria delibera approva il progetto, ma stabilisce che, essendo prevista in bilancio la somma di Lire 10.000, i lavori da eseguirsi devono rientrare in detta disponibilità, rimandando ad altro esercizio finanziario l'esecuzione delle opere di completamento [6] .
Per ottenere il benestare dell'Ufficio del Genio Civile competente, tutta la documentazione amministrativa e tecnica viene inviata in data 25 agosto dello stesso anno alla Prefettura di Bari.
Dopo breve tempo la stessa Prefettura trasmette al Podestà il nulla osta tecnico amministrativo dell'Ufficio del Genio Civile, corredato da alcune raccomandazioni tecniche relative al materiale da utilizzare e al finanziamento totale della spesa [7] .
Completato quindi l'iter burocratico, il Podestà con propria deliberazione dispone che i lavori siano subito appaltati [8] .
Intanto, col nuovo anno il Podestà viene sostituito con il Commissario Prefettizio nella persona del dott. Guido Di Napoli, che, a seguito della accertata diserzione della gara esperita il 20 dicembre 1931, comunica alla Prefettura quanto avvenuto [9] .
A sorpresa, però, in data 8 gennaio del nuovo anno (1932) (la Befana non dimentica!) interviene nuovamente facendo giungere al Commissario la domanda del costruttore edile Francesco Sciannameo di Noicàttaro, il quale «...chiede di assumere in appalto i lavori di restauro della cattedrale di Noicàttaro, per l'importo presunto di £. 12.500 alle condizioni e prezzi del relativo progetto, col 2% di ribasso».
Per il Commissario Prefettizio il deliberare l'affidamento a trattativa privata dei lavori all'impresa Francesco Sciannameo di Donato è la cosa primaria da fare.
Ciò avviene il 21 gennaio dell'anno in corso con provvedimento n. 17, vistato per ratifica dalla Prefettura il 10 febbraio dello stesso anno (n. 3545).
Il contratto viene sottoscritto in data 12 aprile 1932 dall'impresa, dal direttore dei lavori, ing. Sforza, e dal Vice Commissario Prefettizio, l'ins. Natale Decaro, e reso esecutorio il 13 maggio 1932 n. 15022.
Ma nell'esecuzione dei lavori pubblici le sorprese di ordine tecnico non mancano mai, mettendo sempre in difficoltà l'Ente finanziatore. Però, con un pò di buona comprensione tra le parti contraenti la vicenda si risolve.
A seguito dell'esito positivo della visita tecnica contabile, il Commissario Prefettizio Lorenzo Saponaro, divenuto Podestà, con propria delibera approva il costo finale delle opere nell'importo complessivo di Lire
18.885,80, al netto del ribasso d'asta del 2% [10] .
1 Cfr. Delibera Decuzionale del 25 gennaio 1829.
2 Cfr. note intendizie nn. 749 e 995 - Ufficio II - Sez. I del 2 e 13 febbraio 1829.
3 Il Camposanto viene realizzato dal Comune intorno alla metà dell'Ottocento, (1851) costituito di pozzi (detti carnai) realizzati in attacco alla chiesa della Madonna della Lama. Con la venuta degli Agostiniani, una volta trasferito nell'ossario del nuovo cimitero i resti umani, vengono adibiti ad usi diversi.
4 Cfr. nota dell'ing. Sforza del 18 luglio 1931.
5 Cfr. Delibera Podestarile n. 112 del 15 agosto 1931.
6 Cfr. nota prefettizia n. 30138 Divisione IV del 5 ottobre 1931.
7 Cfr. Delibera Podestarile n. 161 del 24 ottobre 1931, approvata dalla Prefettura il 7 novembre 1931 n. 3451.
8 Cfr. nota commissariale n. 990 del 15 ottobre 1931.
9 Cfr. nota dell'impresa Francesco Sciannameo dell'8 gennaio 1932.
10 Cfr. nota dell'impresa Francesco Sciannameo del 18 luglio 1932.
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