Il coro in massello di noce scorniciato
Ci esimiamo dal riportare quanto scritto in merito dal Garruba, poichè manca di qualsiasi riferimento probatorio.
L'arredo in questione è l'ultimo elemento dell'arredo inventariato: è il coro ligneo (di autore o autori ignoti) realizzato tutto in massello di noce nostrano scorniciato, risalente al 1544.
E' un'opera di certosina elaborazione d'ebanisteria. Oltre al particolare stallo arcipretale che contiene in rilievo l'immagine della Madonna della Pace, così, come ogni stallo canonicale contiene un pannello della stessa fattura delle dimensioni di palmi tre, raffiguranti i dodici Apostoli ed altri Santi.
E' menzionata una particolarità molto interessante, evidenziata nel 1811, ma non come nell'attuale, e cioè che alle due estremità del coro stanno due angeli in grandezza naturale in legno dorato, reggenti entrambi una cornucopia. Non pervenutici, perché riteniamo essere stati trafugati o venduti, per essere molto appetibili a commercianti epocali di opere d'arte.
E' rimasto però sullo stallo dell'Arciprete, a mo' di cappello, lo stemma del Comune incorniciato da due bei Grifoni, eseguito su legno da un ottimo ebanista, a testimoniare che il Comune era il responsabile civile del manufatto, se non addirittura il comproprietario. Non c'è più l'emblema del Comune (un vaso con fiori a sbalzo realizzato su una grande lastra di pietra romboidale abrasato nella lucidatura di una nuova pavimentazione in pietra che secondo i tecnici non avrebbe assorbito l'umido di quella sottostante).
Terminata la ricognizione e compilato il modello, il Sindaco consegna formalmente alle suddette Autorità religiose tutto quanto inventariato, le quali appongono al documento la loro firma a conferma.
Poi il Segretario sottopone il documento al Sindaco, che prima di firmarlo insieme agli altri intervenuti dichiara per iscritto di aver apposto sulla base di ciascun'opera, mediante l'uso della cera rossa di Spagna ancora calda, il sigillo con la scritta Amministrazione Comunale di Noja.
Infine, il Sindaco, prima di lasciare il luogo di culto, ingiunge all'Arciprete: «Di non permettere che si alteri o si deturpi l'antico con lavori moderni, che non si facciano eseguire riparazioni senza la previa speciale autorizzazione dell'Eccellentissimo Ministro degli affari Interni, né di praticare o far praticare quanto segnalato con le prescrizioni contenute nei decreti reali del 12 maggio 1822 - 15 settembre 1839 e nelle circolari ministeriali innanzi citate».
Il rielaborato inventario viene trasmesso all'Ente richiedente tramite la Soprintendenza di Terra di Bari, il 18 febbraio 1844, con nota sindacale a firma del sindaco Giuseppe Rubino. «Sic transit gloria mundi». |