Capitolo primo
Sistemazione della toponomastica
nojana nel periodo post-unitario
Per raccontare le vicende che la nostra Toponomastica
ha subito nel periodo che va dall’Unità d’Italia
al primo decennio dopo la seconda guerra mondiale, ho dovuto calarmi
nella realtà in cui la popolazione locale, sotto il nuovo
toponimo, Noicàttaro, si è venuta a trovare.
Sono passati ormai diversi decenni dalla tragica peste del 1815-16,
ma il paese stenta ancora a riprendersi sia urbanisticamente che
demograficamente.
Il Governo di destra del novello Stato deve affrontare i gravi problemi
finanziari e amministrativi legati alla avvenuta unificazione nazionale.
L’intento primario è pertanto quello di dare un forte
impulso allo sviluppo organico della viabilità stradale (sia
essa nazionale, provinciale o comunale) e ferroviaria, premesse
inderogabili per lo sviluppo socio-economico dell’intera nazione.
Soprattutto in considerazione del riscontrato enorme divario esistente
tra il Nord ed il Sud (la Questione meridionale).
Il Ministero dei LL.PP., con svariate circolari, chiede assillantemente
ai Comuni di compilare più elenchi di strade d’ogni
categoria, di pertinenza territoriale, da integrare continuamente,
i quali devono essere corredati di dati specifici e tecnici: capisaldi
stradali, larghezza, lunghezza, se esterne o interne all’abitato
o rurali, esistenza di ponti, dati catastali, sistema di copertura
del loro piano viabile, spesa per tenerle efficienti e a carico
di chi, ecc.[1].
Per l’Amministrazione Comunale di Noicàttaro il compilare
gli elenchi richiesti è un problema quasi insolubile, perché
essendo l’erario comunale sempre in rosso non è in
grado di affrontare le spese relative al pagamento delle parcelle
di un tecnico qualificato, di cui a quel tempo non v’era nessuno
presente in paese.
Pertanto, la Giunta Municipale affida all’agrimensore locale
Nicola Montedoro, ritenuto buon conoscitore della viabilità
territoriale, l’incarico di redigere, ai sensi degli Art.
16 e 17 della Legge 20 marzo 1865 n. 2248, l’elenco delle
strade esterne all’abitato da classificare in “comunali”.
L’elaborato richiesto viene consegnato al Comune nel giugno
del 1869 ed approvato, come da Legge, dalla Giunta [2]
e Consiglio comunale [3]
e dalla Prefettura [4].
Il sindaco Nicola Crapuzzi, durante la seduta del Consiglio in cui
avviene la ratifica del provvedimento della Giunta, interessa la
stessa ad aggiungere all’elenco anche due strade a costruirsi
(vedi nn. 38-39 dell’elenco generale), spiegando ai presenti
che «… è di estrema necessità deviare
il traffico interno delle vetture, molto pericoloso per gli abitanti»
[5].
La richiesta ministeriale, che pone un serio dilemma al Comune,
non è tanto quella riguardante i dati tecnici sempre più
complessi e specifici, quanto quella inerente la trasmissione della
sua pianta topografica, ritenuta, come viene sottolineato, «più
che necessaria, addirittura indispensabile, perché il Municipio
sappia con precisione quali strade: nazionali, provinciali, comunali
e vicinali interessano il suo territorio amministrativo».
Il Comune, sempre a causa della deficienza economica, “nicchia”.
Passa più di un anno. Dopo numerosissimi solleciti prefettizi,
con nota n. 501 del 14 aprile 1870, finalmente trasmette alla Prefettura
l’elenco redatto dal Montedoro nel 1869, nella convinzione
che esso contenga tutti i dati richiesti dalle ultime circolari
ministeriali.
Il presupposto comunale, però, non viene recepito dal Ministero,
che tramite la Prefettura restituisce l’elenco inviato, perché
sia modificato precisando quali strade sono esterne all’abitato
e quali interne, quali rotabili e quali no [6].
L’elenco integrato come richiesto è inviato alla Prefettura
il 14 febbraio 1871.
Dopo ben cinque anni, il Ministero, ritenutolo ancora incompleto,
lo restituisce perché venga opportunamente aggiornato. Mancano,
infatti, tutte le strade percorrenti l’interno dell’abitato,
come previsto dall’Art. 16 della Legge 20 marzo 1865, allegato
F e del disposto dell’Art. 17 stessa Legge [7].
L’incarico è nuovamente affidato al Montedoro [8].
A partire dal 1891, il traffico delle richieste di aggiornamento
e di restituzione corretta degli elenchi s’infittisce perché,
quando gli stessi ritornano a Roma, risultano incompleti, avendo
nel frattempo il Ministero già deciso di acquisire altre
notizie: in particolare, la dimostrazione della spesa sostenuta
per la buona conservazione del sistema viario [9].
Passano gli anni. L’abitato del paese si ingrandisce. Si aprono
nuove strade.
La Giunta ritiene necessario sistemare la Toponomastica generale,
allo scopo di aggiungervi tutte quelle nuove aperte nel rione Pezza
Carmine[10], nonché
tutte quelle esterne percorrenti il territorio per l’accesso
alle proprietà private, le quali per le loro caratteristiche,
secondo l’Amministrazione Comunale, rientrano tutte nel disposto
dell’Art. 16 della più volte richiamata Legge 20 marzo
1865 [11].
All’inizio del 1905, il Comune si vede restituire in brevissimo
tempo dall’Ufficio del Genio Civile di Bari la richiesta planimetria
del territorio nojano in scala 1:500.000, nella quale dovevano essere
indicate, con opportuno colore e numeri di richiamo, tutte le strade
esterne classificate comunali [12],
perché vi sono elencate cinque strade non ritenute comunali
[13].
L’Amministrazione Comunale, questa volta, però, fa
notare all’Ufficio di cui innanzi quanto segue: «Sebbene
la planimetria in questione comprenda cinque strade non aventi le
caratteristiche di Comunali ai termini della Lettera F della Legge
sui lavori pubblici del 1865, il Consiglio, a causa della loro importanza
e grande utilità, le ha classificate tra le comunali, essendo
state sistemate e mantenute dal Comune da moltissimi anni. D’altra
parte se le avesse cancellate per la facoltà riveniente dall’Art.
18, avrebbe dato motivo di serie rimostranze da parte dei proprietari,
che, purtroppo, sono gravati d’imposta e sovrimposta fondiaria»[14].
Poiché in Torino si terrà nel 1911 l’Esposizione
Internazionale, il Ministero, stimando opportuno mostrare quanto
lo Stato Italiano ha realizzato nel campo della viabilità
stradale dal 1800 in poi, interessa tutti i Comuni a far pervenire
entro e non oltre il 30 giugno 1910 l’elenco di tutte le strade
ordinarie corredato di numerose notizie particolari.
Il Consiglio Comunale, però, non ritiene opportuno aderire
alla richiesta ministeriale, perché non può sopportare
la spesa occorrente a far elaborare il richiesto complesso elenco[15].
Ma, a seguito dell’insistenza e delle minacce prefettizie
d’invio di un proprio incaricato per lo scopo, con onere a
carico del Segretario Comunale, l’Amministrazione Civica invia
due copie dell’ultimo elenco già trasmesso nel 1905,
ritenendo che esso contenga le notizie richieste
[16].
Gli echi della prima guerra mondiale, che infuria principalmente
nelle zone di frontiera del Norditalia, non frenano lo sviluppo
urbano e demografico della Comunità nojana. Crescono e si
moltiplicano le attività associative, alcune di tipo patriottico.
Degna di nota, infatti, è l’iniziativa della locale
“Società Operaia – Lavoro e Libertà”,
la quale propone al Comune di mutare la denominazione di due antiche
e storiche strade del centro abitato: Via delle Fornaci o dell’Unità
in Via Oberdan e Via Le Mura o della Dipendenza in Via Cesare Battisti
[17].
Il Comune, poiché si tratta di onorare la memoria di due
patriottici eroi, aderisce cancellando due toponimi storici.
In tutto questo tormentato lavorio di redazione degli elenchi e
specifiche planimetrie, mal digerito dal Comune, giunge inaspettata,
quasi come punizione, l’eliminazione della Noicàttaro-
Torrepelosa dall’elenco delle strade “Statali di 3a
classe”, ai sensi dell’Art. 15 del R. D. 15 novembre
1923 n. 25, giusta decisione della Speciale Commissione Reale [18].
Il Consiglio Comunale si riunisce cinque mesi dopo per esaminare
e decidere in merito.
Presiede l’Assemblea il sig. Francesco Di Pierro, f.f. di
Sindaco, il quale fa osservare agli stupefatti intervenuti che «siffatta
esclusione è stata originata da un’erronea valutazione
della vera natura di detta strada, in opposizione agli scopi effettivi
che essa assolve, giusta la dimostrazione fatta all’epoca
in cui ne fu ottenuta la continuazione della Casamassima - Noicàttaro
descritta sotto il n. 9 del nuovo elenco in questione» e che
«serve essenzialmente per raggiungere la stazione ferroviaria
[di Noicàttaro Campagna] [19]
e la spiaggia della borgata di Torrepelosa ai cittadini dei vicini
Comuni di Rutigliano, Turi, Casamassima, Sammichele e Acquaviva
delle Fonti, specie durante la stagione estiva in cui il passaggio
è intensissimo».
Per questo l’Assemblea decide unanimemente di richiedere alle
competenti Autorità che il tronco stradale Noicàttaro
-Torrepelosa ritorni ad essere come prima una “strada statale”[20].
In pieno regime fascista le Giunte e i Consigli Comunali vengono
soppressi. Tutti i poteri nell’ambito locale passano nelle
mani del Podestà di nomina governativa.
Intanto non mancano altre richieste da parte del governo centrale
di intitolare alcune vie e piazze del paese a Guglielmo Marconi,
a Costanzo Ciano ed al quadrumviro Cesare Balbo.
Note
1
Cfr. Circolare ministeriale del 1° agosto 1867.
2 Cfr. Deli.ra di Giunta
n. 125 del 25 giugno 1869.
3 Cfr. Deli.ra Cons.re
n. 227 del 13 agosto 1869.
4 Cfr. Decreto Prefettizio
del 4 settembre 1869 di omologazione elenco delle strade.
5 Il Sindaco espone
la proposta nella citata seduta consigliare dell’agosto 1869.
La Giunta vi provvede, aggiungendo all’elenco le due strade
segnalate, e lo approva (Deli.ra di Giunta n. 20 del 7 febbraio
1870). Nel marzo dello stesso anno avviene la ratifica da parte
del Consiglio (Delibera n. 17) e la omologazione della Prefettura
(Decreto n. 5449).
6 Cfr. Note Pref.zie:
n. 6517 del 3 aprile 1870, n. 45 del 16 maggio 1870, n. 6491 dell’11
giugno 1870.
7 Cfr. Nota del Comune
n. 501 del 6 luglio 1870.
8 Cfr. Note Pref.zie:
n. 157 del 2 febbraio 1871, n. 201 del 14 febbraio 1871, n. 430
del marzo 1876, n. 340 del 12 marzo 1877.
9 Cfr. Deli.ra di Giunta
n. 546 bis del 9 settembre 1877. Ratifica Deli.ra Cons.re n. 370
del 20 ottobre 1877.
10 Il toponimo Pezza
dato al rione Carmine derivava dalla presenza di un pezzo di terreno
agrario appartenuto ai Carmelitani Calzati di stanza in Noicàttaro,
prima che fosse confiscato dallo Stato (Leggi Albertine del 1861-68)
e ceduto al Comune, che nel primo dopoguerra lo ha trasformato:
parte a giardini pubblici, l’attuale Piazza Vittorio Emanuele
III, parte destinandolo all’edilizia privata. In epoca fascista
(anni Trenta), al centro della Piazza venne sistemata una bella
fontana ornamentale detta dei Delfini.
Per curiosa coincidenza, i complessi dei nuovi edifici privati sorti
nella zona tra la prima e la seconda guerra mondiale presero ad
essere gergalmente indicati con il termine a pézz. Questo
perché quelle case erano state fatte costruire dai nojani
emigrati negli Stati Uniti d’America con le loro rimesse in
dollari, volgarmente chiamati “pezze”.
11 Cfr. Nota Pref.zia
n. 15694 del 22 settembre 1889.
12 Cfr. Note Pref.
zie: n. 9190 del 9 aprile 1904, n. 24736 del 30 settembre 1904,
n. 1171 del 17 gennaio 1905, n. 1025 del 9 aprile 1905.
13 Cfr. Note Pref.zie
n. 19091 dell’11 giugno 1911 e n. 2025 del 13 giugno 1911.
14 Cfr. Deli.ra Cons.re
n. 58 del 22 novembre 1911.
15 Cfr. Deli.ra Cons.re
n. 16 del 22 maggio 1916.
16 Cfr. Deli.ra Cons.re
n. 58 del 22 novembre 1916.
17 Cfr. Nota Pref.zia
n. 1864 del 10 dicembre 1924.
18 “Noicàttaro
Campagna” è la denominazione della stazione ferroviaria
sulla tratta Bologna-Lecce (1865). Cfr. nel mio lavoro C’era
una volta Torre Pelosa - La “marina” di Noicàttaro
la nota in fondo a pag. 77.
19 Cfr. Deli.ra Cons.re
n. 40 del 30 maggio 1925.
20 Cfr. Nota prefettizia
del 1939.
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