INTRODUZIONE
Centoquarant’anni fa, unificata finalmente
l’Italia, oltre agli Italiani, come ebbe a dire M. Taparelli
d’Azeglio, c’erano da fare anche le strade, ed in modo
particolare al Sud. Infatti, il primo Governo della giovane Nazione
provvede a censire e programmare la ristrutturazione dell’intero
patrimonio viario nazionale per rafforzarne l’unità
politica, economica e sociale.
La sistemazione della rete viaria, però, già sessant’anni
prima costituì lo strumento essenziale nella strategia militare
di Napoleone Bonaparte per la conquista dell’Italia. L’avvento
nel Regno di Napoli dei Francesi, infatti, comportò l’introduzione
di nuovi sistemi amministrativi, sovvertendo quelli in uso sino
alla metà del XIX secolo.
Le operazioni più emblematiche furono i censimenti, lo stato
civile, la leva militare, l’assistenza sanitaria, la compilazione
dei catasti urbani e rurali e le circoscrizioni parrocchiali.
Con la redazione dei censimenti viarii, urbani e rurali, sorge anche
la necessità di introdurre il criterio toponomastico, secondo
una conveniente individuazione.
Risale agli antichi Romani la costumanza di ripartire una grande
città o paese in quartieri o rioni, e Giovanni VILLANI (fine
sec. XIII - 1348), nella sua Cronica, ce lo conferma per la Firenze
del suo tempo.
I primi indizii del criterio toponomastico li troviamo nel X secolo,
riportati nel Codice Diplomatico Barese: i termini vicinia, vicinio,
vicinijs, dal significato letterale di “vicinato”, erano
usati proprio per evidenziare un raggruppamento di abitazioni strutturate
ai margini di una strada, piazza o chiesa, i cui abitanti erano
legati da comuni interessi.
In Italia, dopo la Unificazione della Nazione, la ripartizione di
tutti i centri urbani in quartieri o rioni sul modello della particolare
situazione della città di Napoli, all’epoca suddivisa
in ben 12 quartieri, avviene con la emanazione della Legge 2248
del 20 marzo 1865, tuttora vigente, con opportuni aggiornamenti.
Essa costituì e costituisce propedeutica per tutti i provvedimenti
nazionali e locali in materia di Lavori Pubblici, Toponomastica
e Urbanistica.
In origine le case dei rioni o vicinati non avevano la numerazione
pari da un lato e dispari dall’altra, ma quella continua,
a forma di U, che cominciava dalla sinistra della strada e, tornando
indietro, terminava a destra sul lato opposto.
In generale, i toponimi delle strade, specie di quelle dei centri
storici, attribuiti dagli abitanti spontaneamente nei vari periodi
di tempo, sono rimasti inalterati.
In Noicàttaro questo principio trova conferma spesso nei
toponimi riconducibili a nomi di Santi, cognomi di famiglie più
rappresentative, monumenti, attività economiche e artigianali,
ecc.
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