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Appendice n.2

La provinciale n.217 Noicàttaro-Capurso

Con un tuffo nel passato, al tempo dei Borbone alla guida del Regno di Napoli, racconto una vicenda meritevole di particolare attenzione per i suoi risvolti paradossali e le lungaggini amministrative, tipiche della politica d’ogni tempo, la quale portò alla tanto sospirata costruzione dell’attuale strada provinciale che collega Noicàttaro a Capurso.
Fu chiamata “la nuova” in quanto ve n’era una più antica, rurale, non ruotabile, tuttora esistente, che costeggia il cimitero in contrada Calcara. Poco funzionale per un celere collegamento con la Consolare Tarantina (attuale S.S. 100), quest’ultima poteva essere raggiunta solo attraverso il trivio Pacifico (all’epoca pericoloso covo di briganti) [1], sito sulla provinciale per Casamassima, nel punto in cui ha inizio quella per Cellamare.
Nel 1800, al principio degli anni ’20, la comunità nojana, nella faticosa e lenta ripresa dal pesantissimo disagio della nota pestilenza subita, si dedica a lavorare alacremente la terra, che produce abbondanti e pregiate derrate alimentari. Ma, per la impraticabilità della vecchia strada, che non consente l’uso di adeguati mezzi di trasporto per raggiungere il vicino capoluogo barese, i prodotti agricoli rimangono molto spesso invenduti.
Pertanto, le pressanti e continue richieste della popolazione nojana per la costruzione della nuova strada inducono il re delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone (1751-1825) ad emettere, in data 3 luglio 1818, il decreto di autorizzazione ad eseguire l’opera.
Il decreto dispone che la spesa di 11.000 ducati, stimata dall’ing. di prima classe della Soprintendenza Provinciale per la realizzazione della strada, dovrebbe essere sostenuta, in parti uguali, dai Comuni di Capurso, Castellana, Conversano, Noja e Rutigliano, tutti “ritenuti” fortemente interessati alla sua realizzazione.
Il Decurionato nojano, però, è fortemente preoccupato ché, per il tempo già trascorso senza che l’opera sia stata avviata (siamo già nel 1824), aumenti il rischio che i Comuni indicati nel decreto non intendano minimamente aderire al progetto. Per questo invoca l’intervento del Soprintendente Provinciale affinché tutti i Comuni coinvolti «siano espressamente vincolati a concorrere nella spesa occorrente… perché, se si lasciasse alla loro discrezionalità il parteciparvi, sicuramente concorreranno solo Noja e Capurso, e che autorizzi, inoltre, “d’impiegare le rate da essi dovute per le strade provinciali alle opere di loro necessità, sino a totale compimento”; così come si fece per Molfetta, Andria, Terlizzi, Bitonto e Trani, in considerazione che costruire strade tra Comune e Comune giovi molto agli abitanti di ciascuno di loro e dell’intera Provincia».
Infatti, è il Comune di Capurso, fra quelli ritenuti coinvolti, l’unico – forse – meno interessato, perché già collegato con la “Tarantina”, a dichiararsi disponibile a concorrere alla spesa, a condizione di essere autorizzato, per mancanza di fondi, ad attingere la quota di sua spettanza, da corrispondere a lavori ultimati, dalle somme dovute alla Provincia per le OO.PP.[2].
Passano altri cinque anni senza alcuna redazione del progetto dell’opera autorizzata.
L’Amministrazione Civica, pertanto, non intende più far dipendere dalle decisioni altrui la soluzione degli interessi di sopravvivenza della popolazione. E, pertanto, nella seduta del 7 giugno 1829, adotta un emblematico provvedimento. È il Decurione segretario don Giacomo Siciliano che, dopo un lungo, ammirevole ed appassionato richiamo sullo stato economico della comunità, così fa conoscere il suo progetto:

«Sig. Sindaco, sigg. Colleghi. Le peripezie alle quali è andato soggetto questo disgraziato Comune, avendolo fatto passare dallo stato di floridezza in quello d'indigenza, per cui bisogna che richiami la nostra attenzione: se il fare il bene al simile è un obbligo, che nasce dalla nostra e dalla carità cristiana; il fare il bene ad una popolazione è di più del dovere indispensabile de' suoi rappresentanti, ond'è che, se non vogliamo avere la faccia di carnefici de' nostri concittadini, od almeno di trascurati e di aver mal corrisposto a quella fiducia, che il benefico Sovrano (Iddio feliciti) ha riposto in noi coll'onorarci della sua sovrana confidenza e quella del pubblico, è opportuno che rivolgiamo tutte le nostre cure, tutti i nostri pensieri al benessere de' nostri amministrati, tanto più che gli interessi di questi sono talmente legati, ed uniti insieme ai nostri, che al momento noi, che peroriamo la causa de' medesimi, non facciamo altro che provvedere a dare la nostra risposta.
Noja è in un abito di disgrazia e se la miseria parve che distrugga con tale peso le sostanze di ogni particolare proprietario, per dover assoggettare il patrimonio di ciascuno a gravosa usura e ad ingenti debiti reali, come è oberato anche il patrimonio comunale da debiti anche immaginari, de' quali questa Comune popolazione, io non so come, si è fatta depredare senza difesa; dobbiamo ringraziare il nostro Sig. Intendente De Liguori, se con il suo zelo propinato nei confronti del nostro Comune ha consentito di evitare il completo fallimento professionale di Esso; è nostro dovere ora che ci mostriamo zelanti e comprovare che l'unica fonte che possa risolvere le finanze di ciascuno è il conseguire l'apertura della nuova strada di comunicazione da Noja a Capurso sulla “Tarantina”, la quale rianimi il nostro antico mercato, che in ogni domenica suole celebrarsi; io so che se vogliamo bene a questo disgraziato paese, se immortalar vogliamo i nostri nomi, se risollevar vogliamo il pubblico interesse ed il privato bene, è necessario che la strada si faccia.
È vero che ognuno di Loro, nel sentire quanto sto dicendo e dirò, avrà ragione di tacciarmi come stravagante per la patetica esposizione nello stato attuale dell'Erario comunale e di ciascun proprietario nojano e che stante la impossibilità, sia pure per ora, che la nuova strada possa essere costruita dalla Provincia; io, però, signori, non la penso così, spero che il mio progetto possa ricevere la loro e superiore approvazione.
Ogni proprietario nojano, conoscitore della causa delle sue miserie, nonché dei mezzi che potrebbero sollevarlo da un tale naufragio, è pronto ad un sacrificio; è una cosa non buona se dalla Amministrazione non si accettasse il ratizzo della spesa, specie in considerazione che abbiamo dei probi ed onorati cittadini che hanno costituito un fondo di mille ducati, da restituirsi quando la Provincia finanzierà l'opera in questione; comprendo molto bene che i mille ducati riuniti non sono affatto sufficienti per affrontare gli esiti necessari per costruirsi una strada di circa due miglia e mezzo a linea retta, ma con questi io son certo di arrivare fin dietro le mura di Capurso e di fare una strada perfettamente dritta, che metta a linea retta l'uscita di Capurso con quella di Noja tra la chiesa della Madonna della Lama e di S. Spirito [3], sul modello di quelle che si fanno attualmente, senonché, mettendosi d'accordo il prelodato sig. Intendente con il benemerito monsignor Arcivescovo della Diocesi, egualmente impegnato per la fonte economica dei suoi diocesani, in particolar modo dei puri devoti nojani, i quali aspettano di conseguir la licenza di potersi travagliare nei giorni festivi dopo aver ascoltato la Santa Messa, giorni nei quali ogni bracciale ha mostrato di essere pronto a prestare l'opera sua col solo guiderdone di un rotolo [= Kg. 1] di pane, e ne quali, senza esito per l'Erario comunale o per poco, si possono anche avere a disposizione facilmente delle vetture o degli animali per il trasporto a schiena del materiale.
Il mio progetto adunque si riduce ad invocare dal prelodato Sig. Intendente della Provincia le debite autorizzazioni, perché il Comune di Noja possa costruire in economia una strada dritta da Noja a Capurso, a spese di un volontario ratizzo fatto tra i suoi naturali; ciò sarà possibile con la concessione dell'impetrato permesso di potersi travagliare nei giorni festivi, la qual cosa ci consentirà di aprire un largo campo alle nostre necessità commerciali e contemporaneamente collaborare a provvedere di pane i nostri bracciali, toglierli dall'ozio e dallo gozzovigliare nei giorni festivi, le quali cose sono più vituperevoli di quello di un innocente ed umile travaglio.
Io spero che i Lor signori vorranno accordarmi la loro adesione, onde il mio progetto possa essere sottoposto all'approvazione del sig. Intendente della Provincia».

Il Consiglio, mentre considera il progetto del Siciliano estremamente vantaggioso per i nojani, lo ritiene ancor di più per i paesi della Provincia che si trovano «al di sopra di Noja» (Rutigliano, Conversano, ecc.) e per quelli della Terra d’Otranto. Per di più è convinto che anche l’Arcivescovo di Bari, che ha conoscenza personale del problema, non dovrebbe disattendere la richiesta di poter lavorare anche nei giorni festivi dopo la S. Messa, data la nobiltà della causa.
Sono le non facili problematiche di finanziamento, con l’erario comunale sempre in profonda sofferenza debitoria, a frenare l’inizio dei lavori.
Pertanto, affinché la proposta del consigliere Siciliano abbia una immediata attuazione, il Consiglio provvede a nominare una Deputazione composta dei decurioni don Giacomo Siciliano, don Giovanni Berardi e don Giuseppe Evoli, perché preparino una petizione da consegnare al re in occasione della sua prossima visita nella Provincia barese nel maggio 1831.
Si vuole far presente al Sovrano la grave situazione economica in cui versa il paese e supplicarlo di concedere un sostanziale contributo per la costruzione della nuova strada, convinti che quest’opera potrà agevolare la ripresa economica della popolazione.
La risposta della Camera di Santa Chiara preclude la speranza di ottenere qualsiasi contributo:

«La strettezza dei fondi del Tesoro non può prestarsi a somministrare somme all’uopo, per cui la S.V. farà proporne dal Comune medesimo» (cfr. nota n. 485 del 29 maggio 1833).

Una forte speranza si apre con la nomina, nello stesso periodo, del nuovo Intendente Provinciale, il Marchese di Montrone.
È lui, infatti, che, dopo aver ricevuto dal nostro Decurionato una relazione circa la necessità irrinunciabile di costruire la nuova strada, intavola col Ministro dell’Interno Santangelo una lunga e interessante corrispondenza finalizzata a sostenere la richiesta dei nojani e dà corso alla redazione del progetto della nuova strada da costruire (cfr. note intendizie n. 3778 del 9 giugno 1833 e del 23 giugno 1833).
L’Intendente, resosi conto delle giustissime ragioni degli abitanti di Noja, brucia i tempi. Con una stessa nota comunica al Sindaco di aver incaricato l’ing. De Giorgio di redigere celermente il progetto esecutivo dei lavori in questione, per sottoporlo subito alla approvazione del Ministro competente; e, cosa inaspettata, permette che si dia mano ai lavori sotto le seguenti condizioni:

«... L’opera fatta in economia, giusta il regolamento del 21 ottobre 1830, sarà diretta dal mentovato ingegnere e sotto l’assistenza di lui e dei seguenti Deputati: d. Giuseppe Evoli, Canonico d. Angelo Franchini, Sacerdote d. Giovanni Michele Positano di Giuseppe, Canonico d. Vincenzo Positano di Francesco, d. Angelo Auletta, d. Giuseppe Demattia di Nicola, e dei Decurioni: d. Francesco Vinacci e d. Francesco Troiani, i quali, sotto la presidenza del Sindaco, sono autorizzati ad aprire in paese una sottoscrizione volontaria (già proposta in Consiglio) tra quanti, braccianti e proprietari di traini o materiali vari, vorranno gratuitamente contribuire alla costruzione della strada… starà bene di dirle che la Deputazione vigilatrice, per l'importante opera delle riduzioni alla traversa per Capurso, tenga un registro giornaliero per scrivere i nomi dei proprietari, i quali presteranno le vetture o altri materiali gareggiando in zelo; dei naturali tutti che volontariamente offriranno delle somme; come altresì dei bracciali i quali pure spontaneamente presteranno la di loro opera personale.
Questo giornale, sarà tenuto con tutta precisione sul modello ch'ella stabilirà con l'Ingegnere Direttore.
Permisi eziandio a farmi elogiare cotesti Amministratori per l'interessamento preso in una cosa tanto utile sotto ogni aspetto».

Il Sindaco, preso dall’euforia che i lavori tanto attesi si sono iniziati, sorvola di attenersi scrupolosamente alle norme dei regolamenti in materia di esecuzione dei Lavori Pubblici approvati il 21 ottobre 1830 e alle disposizioni intendizie innanzi riportate, per cui riceve un forte richiamo a rispettarle.
È da un pezzo che vanno avanti i lavori, ma l’ing. De Giorgio non ha fatto ancora tenere alcun progetto. E dopo numerosi solleciti, invia all’Intendente la seguente relazione:

«...Di riscontro ai diversi di Lei venerati Ufficj riguardanti la strada rotabile da Capurso a Noja, ho l'onore sottometterLe le seguenti riflessioni: la nuova strada in parola verrà lunga non più di miglia tre, e sarà composta di pochi, belli e lunghi allineamenti portanti la larghezza di palmi 32, distribuiti: palmi 16 per capostrada, palmi 5 per ciascun passeggiatoio e palmi 3 per ciascun fosso. Le pendenze longitudinali sono quasi sempre dall'uno, all'uno e mezzo percento, a meno che, in quattro porzioni di tre in quattrocento palmi, che non eccedono il tre per cento.
Gli allineamenti suddetti cambiano sempre coll'attuale cammino, meno che in sei, sette punti ove è convenuto battere [= espropriare] i fondi laterali, sì per evitare delle tortuosità mostruose in una strada molto bella, perché passa tra giardini e oliveti, sì per evitare forti tagli di alberi, che lungo i muri a secco de' fondi si ritrovano.
I danni di occupazione sono pochissimi ma di questi la massima parte sono nel tenimento di Noja, perché la vecchia strada era quasi generalmente larga da palmi 12 a 20, mentre la nuova strada quasi generalmente eccede i palmi 30; per il primo tratto è tortuosa, per il secondo gli allineamenti sono ben dritti e lunghi.
Il capostrada verrà formato di mezzo palmo di ossatura e di mezzo palmo di brecciame consolidato, sul quale se ne distendono once otto di sciolto.
La strada, se si eseguisse per appalto, con i prezzi correnti della Provincia, potrebbe costare, compresi i danni di occupazione, da ducati 3.500 a ducati 4.000; ma, perché [= siccome] si esegue economicamente con zelo assai lodevole di quel Sindaco e Deputati, importerà da ducati 2.000 a ducati 2.400, considerate le giornate che molti artieri vogliono cedere, le vetture che si avranno gratis, ed il lavoro che ne' giorni festivi la popolazione esegua per entusiasmo e per conoscenza dell'utile che la strada in parola dovrà fargli esperimentare.
Dippiù diversi proprietari rinunciano all'indennizzazioni che gli si spetterebbero per i danni che la strada stessa cagiona loro, quale [= tale] circostanza gli [= li] rende meritevoli di elogi pel patrio zelo.
Da mia parte, signor Intendente, non ho mancato corrispondere col mio travaglio all'entusiasmo della popolazione nojana, e non tralascerò di accudire [= sorvegliare] i lavori stessi soggiungendoLe che altro travaglio intraprenderò, cioè la formazione di uno stato [= registro] dal quale possasi rilevare ciascun individuo cosa ha contribuito in denari, travaglio personale, vetture e cessione [= consenso] di danni ai propri fondi arrecati, da quale [= tale] stato si rileva l'esistenza in cassa di ducati 344,89.
Or io desidero che mi si rimetta un dettaglio dell'origine di quell'avanzo precisandosi per ogni articolo la natura della destinazione della spesa e il motivo per il quale non sia stata consumata» (cfr. nota intendizia n. 4905 del 12 luglio 1833).

L’Intendente, accertatosi mediante la suddetta relazione che il Comune non dispone dei fondi necessari al proseguimento dei lavori, né si è impegnato a reperirli, propone, per far fronte alla spesa, l’adozione degli opportuni provvedimenti di storno di fondi riportati in bilancio per altre destinazioni ma non utilizzati, impinguando così quelli occorrenti per completare l’opera in corso. Inoltre, suggerisce di far pagare all’impresa il dazio sul materiale, aprire una pubblica sottoscrizione e, ove tutto ciò non bastasse, il Comune potrà proporre altri provvedimenti da adottare immediatamente.
La nuova strada sta per essere completata, ma il finanziamento dei tratti finali è problematico. Non sono bastate tutte le iniziative messe in atto su suggerimento dell’Intendente (aumento dell’aliquota della sovrimposta fondiaria e della tassa sui pesi e misure, compresa quella sulla cottura del pane). Anche questi suggerimenti, però, non bastano.
L’unica possibilità rimasta è quella di operare una serie di ulteriori storni di fondi di bilancio.
Il Decurionato, ottenuta l’apposita autorizzazione, con delibera del 20 luglio 1833 provvede all’eliminazione dal bilancio in corso di tutte le somme previste per soddisfare le richieste dell’ultimo, ex duca Giovanni Carafa IV (tassa su mulini e trappeti, bonatenenza della proprietà feudale, compreso l’appannaggio di 300 ducati e relativi interessi non ancora corrisposti).
Tale provvedimento è ritenuto molto opportuno ed utile allo scopo, poiché la vertenza giudiziaria con l’ex Duca (la cui fine non è affatto prevedibile) tiene bloccate somme che non si sa quando saranno pagate: cosa molto dannosa alla comunità.
L’ex Duca, che vive a Napoli, informato dal suo segretario in Noja, il sig. Roselli, del provvedimento di cui sopra, esterna all’Intendente tutta la sua indignazione. Questi, però, lo rassicura che il provvedimento decurionale non è affatto vessatorio nei suoi confronti. Anzi, il prelievo effettuato è stato considerato un prestito, con l’impegno che il suo credito sarà riproposto nel bilancio del prossimo anno.
Lo invita, quindi, ad essere fiero dei suoi ex amministrati, i quali hanno profuso tutto l’impegno personale per realizzare la nuova strada, che finalmente darà grande slancio al commercio della sua non dimenticata Noja (cfr. nota intendizia n. 5035 del 17 agosto 1834).
Intanto i lavori sono sospesi e non ci sono fondi per pagare gli arretrati agli operai. Ma, perché un’opera così necessaria non resti incompiuta solo per pochi ducati, il responsabile amministrativo di Terra di Bari autorizza il Comune a prelevare l’importo in questione come prestito dai fondi accantonati da versarsi alla Provincia per le Opere Pubbliche.
I promotori della costruzione della nuova strada, poiché – dicono – l’opera è completa, sperano che la munificenza del re, almeno ora, sia provvida nei confronti degli abitanti di Noja, che da soli hanno sopportato tutti gli oneri della realizzazione.
Ma, ancora una volta, l’invocato e tanto sperato contributo reale non viene concesso. Il ministro Santangelo si limita solo ad esprimere alla popolazione nojana tutto il suo riconoscimento per la nobile iniziativa sostenuta, che ha permesso anche alle popolazioni limitrofe – nonostante il loro disimpegno – di raggiungere agevolmente il capoluogo.
Quando il direttore dei lavori, l’ing. De Giorgio, fa conoscere che la spesa finora contabilizzata ammonta a 3.600 ducati, il sindaco Lioce rende noto il prospetto dei pagamenti già effettuati dal cassiere comunale: dal 5 maggio al 14 giugno 1834 ammontano a 502,04 ducati; dal 25 al 31 luglio stesso anno ammontano a 638,60; in totale 1.140,60 ducati, a fronte dei 3.600 contabilizzati dal direttore dei lavori (cfr. nota del 21 luglio 1834).
Il Sindaco così spiega la ragione di tanta differenza:

«…Essa è dovuta alla partecipazione di tutti i Nojani con prestazioni personali, la messa a disposizione delle vetture per il trasporto delle pietre, l’aumento di alcuni balzelli, tasse, oblazioni dei sigg. del Comitato di vigilanza per complessivi ducati 500, all’anticipo di 500 ducati da parte del sig. Giuseppe Paone di Capurso e infine la messa a disposizione di ducati 300 da parte dell’ex duca Giovanni Carafa IV e fratelli» (cfr. nota sindacale n. 725 del 3 agosto 1834).

Molti inconvenienti, previsti e imprevisti, creano una situazione di stallo nell’esecuzione dei lavori, tanto che il tratto finale della strada è solo abbozzato. Sono in tanti, infatti, i proprietari che reclamano l’indennizzo per l’occupazione di zone dei loro terreni e per la demolizione dei muri a secco di recinzione. In particolare, quelli di Capurso e Triggiano, che non consentono l’occupazione dei loro terreni se prima non vengono risarciti del danno stimato.
Anche quelli di Noja chiedono il pagamento dell’indennità di esproprio, lamentandosi del fatto che tutto l’onere per la costruzione della nuova strada debba incidere interamente a loro carico, proprio loro che hanno partecipato con prestazioni gratuite delle proprie vetture.
Tutte queste richieste vengono, però, praticamente congelate da una raccomandazione dell’Intendenza fatta ai Sindaci di Capurso e Noja di attenersi alle norme in materia, giusta la Legge 21 dicembre 1826, secondo la quale, prima di corrispondere un acconto dell’indennità spettante, si devono fare con serietà le dovute perizie da approvarsi dal Decurionato e dalle Autorità Superiori.
Il Decurionato, intanto, preoccupato che la sede stradale, per l’uso anticipato, presenta già notevoli danni, non essendosi ancora completamente compattata, nella seduta straordinaria della prima domenica di ottobre del 1834 decide di chiedere alla Provincia di assumere subito a suo carico l’onere della manutenzione della nuova strada e la classifichi tra le “provinciali”.
Tale richiesta viene inoltrata dal Sindaco all’Intendente, il quale la gira all’ing. Scodas del Real Servizio delle Acque, Strade e OO.PP. di Terra di Bari. Ecco la sua risposta:

«...Poiché il “brecciato”, già steso sui tratti già costruiti della strada da Noja a Capurso, in corso di “consolidazione”, è necessario sottoporlo a manutenzione provvisoria, così come avviene per le strade “regie e provinciali”, ma poiché i tratti già costruiti sono stati eseguiti in economia e, quindi, senza appaltatore, che avesse l’obbligo di tenere la manutenzione sino al consolidamento del brecciato; nel caso in questione, quindi, non è possibile l’intervento della Provincia in quanto è contro le norme stabilite per la tenuta a regola d’arte di tutte le strade del regno, anche perché l’opera non è completa, poiché ci sono ancora dei tratti di strada appena abbozzati. Sarebbe cosa buona, invece, che la manutenzione sia affidata con lo stesso metodo (in economia) alla stessa Deputazione, che ha curato la costruzione, mediante una continua accarezzatura del “brecciato” ed ove l’altezza di esso mancasse, di rimpiazzarlo a dovere» (cfr. nota intendizia n. 9569 del 28 novembre 1835).

L’Amministrazione Comunale dopo tali considerazioni rimane spiazzata e non le resta che provvedere alla liquidazione della somma prevista e autorizzata di 70 ducati per la manutenzione eseguita nei mesi di novembre-dicembre 1936 e gennaio 1937.
A questo punto, se mi è consentito esprimere una personale considerazione sulla vicenda, parafrasando il pensiero politico del Machiavelli, concludo: se il fine giustifica i mezzi... prosit!!!

 

Note

1 Mio padre mi raccontava sempre l'esperienza diretta di suo padre, quando era costretto a pagare una specie di pizzo in natura: nell'affidare la sua merce (prodotti agricoli) ad un "trainiere" che doveva consegnarla a Bari a dei commercianti; gli preparava qualcosa a parte in un sacco perché doveva lasciarlo cadere in prossimità di quel trivio per poter proseguire tranquillamente senza essere assalito.
2 Cfr. Delibera Decurionale del 6 giugno 1824.
3 È l’edificio che sta alla fine del ponte stradale verso Bari, rimpetto al lato destro della chiesa della Madonna della Lama.