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Copia dell'originale testo in latino del privilegio

 

Due esemplari di k-t-niedd padronali: quello a sinistra si trova in via Carmine e quello di destra in via S.Anna

GALLERIA FOTOGRAFICA
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Veduta di Noja con la piazza del mercato, agli inizi del XIV secolo (ipotetica ricostruzione).

Piazza del mercato nel XV secolo (ipotetica ricostruzione).

Ricostruzione grafica della Piazza del mercato nella sistemazione urbanistica dei primi dell'Ottocento.

Piazza Umberto I. Il vecchio monumento ai Caduti della prima guerra mondiale inaugurato nel 1921 (foto d'epoca).

Piazza Umberto I priva del suo monumento, rimosso in occasione della seconda guerra mondiale.

Piazza Umberto I negli anni '60 (XX secolo), prima dell'ampliamento.

L'ottocentesco palazzo Logroscino prospiciente la piazza, prima della demolizione (foto d'epoca).

Lavori di demolizione per l'ampliamento di alcuni palazzi per l'ampliamento della piazza (1971-75).

 

Immagini recenti della piazza.

 

Piazza Umberto I. Il nuovo monumento ai Caduti di tutte le guerre (1996).

 

 

 

 

 

Appendice n. 1

Le vicende del mercato domenicale


Tra i molti documenti inediti conservati presso l’archivio storico della Chiesa Madre ho rintracciato copia del privilegio reale concesso da Roberto d’Angiò, re di Sicilia (1278-1343), figlio cadetto di Carlo II, cui succedette nel 1309, relativo allo svolgimento del mercato domenicale nel nostro paese.
Il documento è costituito dal testo latino del privilegio, preceduto da un titolo in lingua che ne illustra il contenuto (Privilegio del mercato di Noja) e seguito da un’indicazione, sempre in lingua, di carattere conservativo (Il processo di tal causa si conserva dal Capitolo di Noja e dal [termine illeggibile] Gio. Grillo di Neapoli, il tutto vergato dalla stessa mano).
Del testo latino si dà qui di seguito una trascrizione segnalando con una sottolineatura le parole che sembrano non avere un senso compiuto.

«Robertus Dei gratia Rex Hyerusalem, et Siciliae Ducatus Apuliae, et Principatus Capuae Provinciae, et tolga querij, ac Pedimo Comes. = Universis prae(sen)tes licteras inspecturis, tam prae(sen)tibus quam futuris subiectorum nostrorum obedientiam, ut aptoitep commendabilis, ita Regali favore venit prosequenda, quapropter tunc ex parte Uni(versita)tis, et Hominum Terrae NOHAE in Pro(vinci)a Barij nostrorum fidelium fuit Culmini nostro humiliter supplicatio, ut ei nostri beneplaciti munere liceat in dicta Terra forum celebrare singulis Hebdomadis Die Dominico, in quo volentes conveniant ad emendum pariter et vendendum. – Nos autem considerantes merita, et affectuosam fidelitatem nobis per dic(tam) Uni(versi)tatem, et Hominibus demonstratam, et signanter in subventione pecuniaria pro substentationem nostrae gentis armigerae in Cobardia Morarentes pro nostro status, et Rei publicae conservatione.
Nostra certa scientia, mera liberalitate et gratia speciali Uni(versita)ti, et Hominibus NOHAE jam dictis gratiam licentiam faciendi forum perpetuo impartimur singulis Hebdomadis, scilicet in die Dominico in quo conveniant, volentes ad emendum pariter, et vendendum.
Pre(sen)tes nostras eiis pendenti nostro sigillo munitas, in cuius rei testimonium li(tter)as concedentes.
Datam Neapoli per Joannem Grillum de Salerno. Anno D(omi)ni 1328: Die ultimo mensis Augusti, undecimae ind(ictionis), regnorum nostrorum anno vigesimo
».

Dal contenuto del documento si evince che l’Università (il Balì) e gli uomini di Terra di Noja in Provincia di Bari chiedono umilmente (supplicatio) al re il suo beneplacito ad effettuare nella piazza ogni domenica il mercato.
Il re, considerati i meriti e la fedeltà della comunità nojana, particolarmente nella sovvenzione pecuniaria per il sostentamento dei nostri uomini in armi (Nos autem considerantes merita et affettuosam fidelitatem nobis per dicta Uni(versi)tatem et Hominibus demonstratam, et signanter in subventione pecuniaria pro substentatione nostrae gentis armigerae) concede, per la sua schietta liberalità e speciale favore, alla comunità di Noja, la licenza di tenere il mercato in eterno la domenica di ogni settimana (Nostra certa scientia, mera liberalitate et gratia speciali Uni(versita)ti, et Hominibus Nojae jam dictis gratiam faciendi forum perpetuo impartimur singulis Hebdomandis scilicet in Die Dominico in quo conveniant, volentes ad emendum pariter, et vendendum).
Ritengo che questo prezioso documento smentisca per sempre l’ingiusta accusa dei vicini rutiglianesi, che tuttora sostengono di essere stati defraudati del proprio mercato domenicale mercé le pressioni dei Carafa duchi di Noja sui componenti la Camera di Santa Chiara di Napoli [ 1 ]. Evidentemente non hanno tenuto e non tengono presente che l’età ducale nojana ebbe inizio circa tre secoli dopo (1592) il Decreto Angioino del 1328.
Proviamo adesso ad immaginare come pressappoco poteva essere in origine il mercato domenicale in Noja, fino ad arrivare ai giorni nostri, attraverso il racconto dei nonni, e la più recente testimonianza personale e diretta dei più anziani.
Vi partecipavano molti venditori e compratori indigeni, e numerosi erano anche i forestieri che, con carretti ippotrainati carichi di mercanzie, giungevano il giorno prima verso sera in Noja dai paesi d’intorno.
Dopo aver dissetato i quadrupedi con acqua prelevata dal grande pozzo, denominato la fonte, che si trovava in un angolo della piazza, e dopo averli foraggiati mediante un sacchetto appeso al collo e legati ai numerosi k-t-nìedd, grossi anelli di ferro conficcati nelle pareti esterne delle abitazioni, i vaticali, cioè i mercanti, andavano a mangiare e dormire in una taverna non lontana dal luogo del mercato.
Il giorno dopo, di primo mattino, ognuno provvedeva ad esporre le proprie mercanzie nella maniera più idonea. Si vendeva di tutto: dai prodotti alimentari freschi e secchi alle telerie, lana, animali domestici (colombi, conigli, capre, pecore, maiali ecc.), attrezzi agricoli e animali da tiro (buoi, asini, muli, cavalli, ecc.).

Appena terminato il primo conflitto mondiale, il mercato viene temporaneamente trasferito su Largo Pagano, per consentire la pavimentazione della piazza e l’edificazione di un monumento ai caduti. Eseguiti detti lavori, Piazza del Mercato assume ufficialmente la denominazione di Piazza Umberto I, a ricordo dei regnanti di casa Savoia, ed il tradizionale mercato ritorna nella sua sede antica. Ma molto presto, dopo un secondo breve trasferimento nell’atrio del palazzo ducale intorno al 1920 per la notevole riduzione delle compravendite, la mercatura, ripresasi a gran ritmo, negli anni ’30 viene allestita in Piazza Vittorio Emanuele III.
Con l’espansione edilizia ed urbana del secondo dopoguerra, negli anni ’70 la manifestazione mercatale diventa infrasettimanale passando dalla domenica al mercoledì, e questa volta in maniera definitiva. Da poco più di dieci anni, però, essa si svolge nell’ampio corridoio dei Giardini Matteotti, una zona nuova e più decentrata.
La vecchia piazza è tornata comunque a rivivere in qualche modo la sua antica funzione, ospitando spesso la sera qualcuno che vende piantine di finocchi, pomodori, insalata, lino secco per la legature delle viti, ecc.
Qualche volta, ad animare delle belle giornate di sabato, è un variopinto mercatino polacco con i suoi più svariati articoli.

 

Note


1 Si chiamava così il Consiglio reale (Camera), perché si riuniva per le sue decisioni nel monastero di Santa Chiara in Napoli.