« A DIO OTTIMO MASSIMO »
PREMESSA
Nell'affrontare lo
studio della storia della mia città natale NOICATTARO,
che un tempo si chiamava NOJA, ho desiderato ringraziare in
primo luogo Dio per la possibilità offertami.
Più che occuparmi
della sua storia in generale, ho avvertito la necessità di
chiarire la questione delle origini del paese, per taluni
già
risolta per
spirito di parte e per me ancora insoluta per la mancanza di documenti
sia cartacei che monumentali, onde scoprire quei meccanismi che, nella
storica seduta del 23 ottobre 1862, portarono il Consiglio Comunale
a decidere il cambio di denominazione del paese da NOJA in
NOICATTARO, in seguito ad una disposizione ministeriale del
novello Stato unitario italiano. Sono dell'avviso che la storia di
Noicàttaro vada completamente riscritta alla luce delle
ultime documentazioni reperite.
Fino adesso, l'unico documento ufficiale in nostro possesso
è costituito da una leggenda locale, secondo la quale Noja
sarebbe stata fondata intorno all'VIII secolo d.C. dai profughi di
Càttaro, città probabilmente esistita dalle nostre
parti e, forse, distrutta dalle ripetute incursioni dei pirati saraceni.
Ciò che lascia
sconcertati è il suo nome uguale alla nota città posta
sulla opposta sponda dalmata, con cui, secondo altre interpretazioni,
avrebbe dovuto avere in passato qualche relazione diretta.
Di qui il nome di NOICATTARO, quale risultato della
fusione dei nomi NOJA e CATTARO.
Fortunatamente, dopo
aver scoperto alcuni documenti inediti ed averne riesaminati altri
già noti, ma stranamente, o forse volutamente ignorati (avrebbero
potuto smantellare il fantastico "castello" costruito intorno
alla leggenda locale, che metteva in relazione la modestissima NOJA
con la più antica e blasonata Càttaro slava),
credo di poter affermare senza alcun imbarazzo la totale assenza di
intreccio tra le vicende della Càttaro doltremare, l'
attuale KOTOR montenegrina, e la leggendaria Càttaro
pugliese, che, secondo la tradizione popolare nojana, avrebbe dato
origine a NOJA, oggi NOICATTARO.
La storia
si fa coi documenti, non con le facili interpretazioni fantastiche
delle vicende, come taluni hanno preteso di fare in mancanza dei primi.
Qualcuno forse
ricorderà la simpatica novella del Boccaccio che racconta di
un arguto mugnaio, il quale, passando per profondo conoscitore di
tutto lo scibile umano, riusciva a dare delle risposte convincenti
a qualsiasi quesito, pur sapendo di barare. Per esempio, se uno gli
chiedeva quante stelle ci fossero in cielo, gli rispondeva indicandone
un numero a caso e aggiungeva che, se aveva qualche dubbio, poteva
contarle di persona.
Chissà se la leggenda locale delle origini di Noicàttaro
avrebbe avuto fortuna nel tempo, se non si fosse verificata l'occasione
storica, nel secolo scorso, di dover cambiare nome al paese per scopi
politici e amministrativi.
Per questo, nella
seconda parte di questo volume, ho desiderato affrontare la problematica
sorta intorno al cambio di denominazione, che il Consiglio Comunale
dell'epoca aveva deciso ufficialmente nella famosa seduta del 23 ottobre
1862, utilizzando quasi esclusivamente del materiale documentario
inedito, fatto di corrispondenza e provvedimenti conservati presso
l'Archivio Storico del Municipio di Noicàttaro.
E' da questo genere di documenti che affiora la vera storia
del paese, atti amministrativi da cui emergono anche il comportamento
demagogico e gli interessi personali dei rappresentanti dei cittadini.
Naturalmente, ogni
riferimento a persone scomparse, citate negli stessi atti ufficiali,
è stato fatto nella massima correttezza e nella consapevolezza
che, presentandone il contenuto oggettivo, per forza di cose sono
venuti fuori dei nomi di personaggi che, nel bene e nel male, hanno
condizionato la vita dei nostri Avi.
Mi auguro che questo mio patetico viaggio narrativo-documentale
possa accrescere nei miei Concittadini un vivissimo sentimento di
attaccamento alle comuni radici nojane ed offrire loro una visione
più chiara del nostro passato.
GIACOMO SETTANNI
Noicattaro, 24 giugno 1996