3.
La nascita di Noja
Con
lo sfascio dell'Impero Romano d'Occidente (476 d. C.) e dopo le note
vicissitudini del VI secolo d. C., la regione pugliese in generale
cade in uno stato di profonda crisi economica e sociale [29].
Sono ben poche le città, una volta fiorenti e attive sotto i Greci
e i Romani, a restare dignitosamente in piedi, mentre tanti piccoli
centri abitati, specie quelli disseminati lungo la fascia costiera,
per motivi legati anche a varie calamità naturali (terremoti, bradisismi,
fame, peste, paludismo), scompaiono nel nulla. Nelle campagne la situazione
non è certo migliore: l'agricoltura è in ginocchio per cause legate
e all'ambiente naturale (paludi, pascoli sterili, predominio di terre
incolte) e agli ultimi eventi bellici (terre bruciate e distruzione
sistematica dei raccolti, interruzione continua dei lavori agricoli
e carenza di mano d'opera determinata da eccidi e deportazione di
contadini). La tendenza generale delle popolazioni è quella di abbandonare
città ormai decrepite per stabilirsi nelle campagne circostanti, possibilmente
sulle alture, per sentirsi più sicure e tranquille. Molte comunità
agricole costiere, sopravvissute a tali avvenimenti sono invece costrette
ad arretrare verso l'interno soprattutto per il fenomeno del paludismo
(insabbiamento di corsi d'acqua non sfocianti nel mare)[30]
Secondo l'ipotesi avanzata dal ROPPO, la preistorica Càttaro peucetica
potrebbe aver subito la totale distruzione dei suoi avanzi proprio
durante l'invasione dei Goti nella nostra regione (1 secolo d.C.),
e che Noja, il cui termine, dando fede alla tradizione locale, significherebbe
"Terra Nuova", poteva essere nata nello stesso periodo proprio dalle
rovine di quella, il cui passato sarebbe stato sì «cancellato per
sempre nei segni esteriori ma sopravvissuto ai ricordi dello spirito
della popolazione» [31]
Però, sia di Càttaro che di Noja, neanche il minimo riferimento storico-topografico
che attestasse la loro esistenza o scomparsa in quell'epoca. Nei secoli
successivi (il VII e l'VIII d. C.), con la promozione agricola attuata
dai Longobardi nelle aree pugliesi sotto il loro controllo, tra cui
il circondario barese, si determina un sensibile miglioramento della
situazione demografica, forse negli stessi siti o poco lontani da
quelli del passato [32].
Ma bisogna arrivare alla metà del X secolo d.C. per trovare scritto
per la prima volta il nome Noa, che nei secoli successivi diventerà
Noja, tempo in cui la stessa non doveva essere altro che un modesto
villaggio rurale o piccola terra abitata da poche famiglie («de loco
Noa»). Ci troviamo all'epoca della riconquista bizantina in Puglia
(IX- secolo d. C.), quando, eliminata ogni velleità longobarda e saracena,
si vede crescere per tutta la regione l' interesse per le attività
agricole e la terra viene resa più produttiva con la diffusione del
nuovo sistema di "rotazione" delle colture e attraverso l' uso di
aratri più perfetti. Ed è proprio in questo frangente che il Licinio
colloca la nascita della nostra Noja come uno dei tanti casali sorti
quasi contemporaneamente in Terra di Bari [33].
A questo punto possiamo dire che la nascita o formazione del primo
nucleo urbano del paese dovrebbe essere avvenuta tra il VII e il IX
secolo d.C., non certo con la classica posa della prima pietra, ma
in modo graduale, dalla convivenza di poche famiglie di agricoltori
e, probabilmente, con l'inserimento, e l'apporto significativo di
qualche gruppo di altre famiglie sopravvissute alle tristi vicende
delle loro terre e città distrutte o in stato di abbandono in seguito
al crollo dell'Impero Romano, che non ci è possibile identificare
per mancanza di riferimenti storici
[34]. Pertanto,
dati gli scarsi risultati di attendibilità storica, non ci sentiamo
di accettare pienamente le informazioni circostanziate della tradizione
orale nojana, la quale si limita a mettere le origini del paese in
stretta relazione ad un unico evento, quello della distruzione ad
opera dei Saraceni della vicina, seppure leggendaria città di Cattaro,
e, per di più, anticipando erroneamente di un secolo la presenza in
Puglia di questi pirati del mare, che in verità sarebbero comparsi
sulle nostre coste pugliesi solo dal IX secolo d. C. in poi .
Note
[29]
Nel VI secolo d.C. la Puglia è stata teatro della sanguinosa guerra
greco-gotica (535-553), del mal governo bizantino e delle violente
incursioni longobarde.
[30]
Cfr. A. P. ANTHROPOS, L'età longobarda a Pavia, a Benevento, in Puglia,
I, Fasano, Grafischena 1986, pp. 258-281.
[31]
Cfr. V. ROPPO, op. cit., p. 167.
[32]
Cfr. C.D. FONSECA, I longobardi, in AA. VV., Storia della Puglia,
I, Bari, Adda 1976, cap. VIII; A. P. ANTHROPOS, op. cit., p. 375.
[33]
Cfr. R. LICINIO, Economia e società nell'alto Medioevo, in AA. VV.,
Storia della Puglia, I, Bari, Adda 1976, pp. 192-193. 34-Molto precisa
e sintetica appare l'analisi storica generale del periodo fatta dall'Imperio:
«Gli ultimi cinque secoli del primo millennio vedono un continuo
alternarsi di eserciti barbari e bizantini; di predoni avventurieri,
slavi, saraceni, persino ungari, che assaltano, deportano, saccheggiano
in varie riprese. Le città non offrono più rifugio e protezione; l'unica
via di scampo è la dispersione in piccoli nuclei famigliari che si
adattano a vivere in grotte o in improvvisati pagliari che in tempi
migliori diventeranno trulli. Si formano così i primi casali da cui
verranno fuori nuovi centri abitati». (S. L. IMPERIO, op. cit.,
p. 141).