Il BIANCOFIORE, invece, citato dal MARIN, sostiene
che la "straboniana", prima di toccare l'agro di Noicąttaro, precisamente
nei pressi del nuovo cimitero, dove al principio del '900 sono state
rinvenute tracce di presenza umana risalenti al VI sec. a. C., seguiva
un percorso leggermente diverso da quello descritto dal PRATILLI, e
cioč: dopo Ceglie del Campo, la strada girava per Capurso (non pił.
quindi, da Cellamare), e di qui, nell'ordine, proseguiva per Noicąttaro
e Rutigliano [27]. Forse
perché di secondaria importanza o divenuta tale dopo la costruzione
lungo la costa adriatica della "consolare traiana" al principio del
II sec. d.C., la "straboniana" non č menzionata negli antichi "itinerari"
ed in "tavole" come la Peutingeriana [28]
. Di conseguenza, qualora vi fossero state, sono rimaste a noi sconosciute
tante stazioni o piccole localitą (pagi, vici) attraversate da quella
o poste nelle sue immediate vicinanze.
Note
[6]
All'inizio del nostro secolo, su tutto il territorio di Noicàttaro
è stata avviata la trasformazione agraria per l'impianto dei
più redditizi vigneti a "tendone" per uva da tavola,
per cui non poche scoperte sono avvenute casualmente durante lo scasso
e il rinnovo dei terreni. Altre scoperte sono avvenute nell'ambito della
costruzione dell'attuale cimitero comunale ( aprile -maggio 1905).
[7] Cfr.
M. Gervasio, Bronzi arcaici e ceramica geometrica nel Museo di
Bari, Trani, Vecchi 1921, p. 24.
[8] Secondo
il TAGARELLI non ci sarebbe alcun dubbio. Per lo storico nojano il racconto
leggendario è la prova inoppugnabile delle origini di Noicàttaro.
Cfr. S.Tagarelli, Noja, I, Castellana Grotte, Nuova "Doge"
1980, p.23.
[9] Il
GERVASIO (op.cit.) esamina particolarmente le tombe con relativo corredo
funerario scoperte a Noicàttaro durante la costruzione del nuovo
cimitero tra il 1905 ed il 1906.
[10] Cfr.
F.Biancofiore, La Comunità di Cala Colombo presso Torre
a Mare (Bari), Archivio di Storia Patria per la Puglia, vol.XLII,
Bari, 1977.
[11] Il
TAGARELLI definisce la tradizione orale «generatrice di storia
vera» (Cfr.S. Tagarelli, Il mio paese, III, op.cit.,
p.35).
Non si puo negare che la tradizione possa rivelarsi una fonte preziosa
per una buona chiave di lettura del fatto storico in "sé",
oppure che possa affondare le sue radici nelle realtà, se debitamente
spogliata di ogni ordinamento superfluo, ma non può essere considerata
in senso assoluto storia vera. Pur tuttavia essa conserva innegabile
funzione veicolare nella memoria collettiva di un popolo. Soltanto a
partire dal secolo scorso, per esempio, la "critica storica"
ha potuto far luce sulla storia più antica di Roma., così
ricca di leggende riportate dalla tradizione orale, nel distinguere
tra realtà e leggenda. Nella Roma classica circolavano diverse
leggende popolari, in parte per esaltare o celebrare personaggi e famiglie
importanti, oppure create dall'orgoglio cittadino per nascondere sconfitte
militari o per accrescere la gloria e il merito di qualche vittoria
(Cfr. E. Bruni, Civiltà e vicende antiche, II,
Mondo romano, Milano, Signorelli 19966, pp.3 e segg.).
[12] Cfr.
V. ROPPO, Noa. Memorie storiche del Comune di Noicąttaro Noicąttaro,
Fiorentino 1927, pp. 148, 155.
[13] Secondo
il CARDASSI, ignaro delle recenti scoperte archeologiche nel territorio
di Rutigliano, pił che peucetica, Azetium sarebbe stata una colonia
magno-greca ed avrebbe battuto moneta propria (Cfr.L.CARDASSI, Rutigliano
in rapporto agli avvenimenti pił notevoli della provincia e del regno,
Putignano, De Robertis 1967, p. 24, II edizione a cura del Comune di
Rutigliano). Studi pił recenti, invece, confermano che l'arcaico centro
apulo rimase peucetico sino alla conquista romana e che i copiosi ritrovamenti
di monete di vari tipi ed epoche (greche e romane) e con caratteristiche
elleniche per uso giornaliero degli abitanti locali (Cfr. S. SICILIANO,
La monetazione di Azetium, in AA. VV., Il territorio di Rutigliano in
etą antica, Palermo, Sellerio 1992), confermerebbero i suoi rapporti
commerciali e culturali con i vicini insediamenti della Magna Grecia.
[14] Cfr.
L. CARDASSI, op. cit., p. 38; G. Colella, Toponomastica pugliese dalle
origini alla fine del Medio Evo, Trani, Vecchi e C. 1941, p. 296: "Azetium"
corrisponde assai probabilmente al moderno Rutigliano (formazione medievale
da Rutilius; forse anche, secondo altri, a "Noicąttaro".
[15] Cfr.
M. GERVASIO op. cit., p. 94.
[16] Un
primo rinvenimento di tombe arcaiche a Cipierno, di pertinenza nojana,
č segnalato nel 1935, come dalla Relazione di A. COSTA del 17.9.1935
conservata presso l'archivio della Soprintendenza Archeologica di Taranto,
nel fascicolo relativo a Noicąttaro. Nello stesso, inoltre, č depositata
una lettera firmata da Sebastiano Tagarelli del 18.8.1936, con la
quale egli dichiara di possedere, avendoli ricevuti in ereditą, 93 reperti
provenienti dall'agro di Noicąttaro, e precisamente dalle localitą di
Torre Pelosa, Cipierno e Trisorio. A questa lettera segue la Relazione
del custode Glionna del 22.8.1936 sul recente rinvenimento di ben 11
tombe, di cui 7 gią depredate da mano ignota. Infine, esiste una lettera
del 3.9.1936 con la quale il sig. Diego Gassi comunica alla Soprintendenza
Archeologica di donarle 17 oggetti rinvenuti in un fondo di «contrada
Cipierno o Castello »
[17 ]
«La preponderante attivitą agricola ha certo favorito un tipo
di insediamento sparso nel territorio della Peucezia, ritardando la
formazione di veri e propri centri urbani. Questi ultimi si costituiscono
soltanto nel corso del IV secolo a.C., come č testimoniato dalle cinte
urbiche di Monte Sannace, Castiglione di Conversano, Azezio (localitą
Castiello, presso Rutigliano), mentre in precedenza deve essersi sviluppato
un fitto e diffuso popolamento per gruppi legati all'attivitą agricola,
aventi vicino alle abitazioni nuclei di necropoli, secondo un uso caratteristico
delle genti apule, ma facenti capo ad un nucleo fortificato, in caso
di pericoli dall'esterno. Queste comunitą coscienti del proprio nome
che le distingueva dalle altre vicine, pur riconoscendosi nello stesso
gruppo etnico, dovevano avere come guida un capo o princi ». (E.M.
DE JULIIS, Osservazioni sul popolamento di etą storica nel sud-est barese,
in D. COPPOLA- V. L'ABBATE - F. RADINA (a cura di), Il Popolamento antico
nel sud-est barese, Monopoli, Grafiche Colucci 1981, p. 12). E a proposito
della figura del capo o principe, il DE JULIIS sottolinea in nota che
a personaggi di tale rango si puņ attribuire il noto corredo funerario
appartenente alla tomba IV di Noicąttaro (Cfr. M. GERVASIO, op. cit.,
pp. 107- 122,e 139-271).
[18] «Il
carattere della civiltą indigena peucetica, di cui si č cercato di dare
qualche elemento, subisce un profondo mutamento dal VII secolo a.C.
a causa dei contatti sempre pił frequenti con la civiltą greca. Questi
contatti furono ritenuti fino a pochi anni fa mediati dalla colonia
di Taranto e quindi riflesso di quella opulenta cittą. Invece, in questi
ultimi anni, la scoperta di necropoli ricche di oggetti greci, come
č avvenuto a Rutigliano in contrada Purgatorio, il riesame di reperti
corinzi ed attici provenienti da centri apuli della costa Adriatica
(Noicąttaro, Conversano, Ceglie del Campo, Ruvo di Puglia) ed una pił
attenta considerazione delle fonti antiche ha indotto a ridimensionare
notevolmente l'influenza di Taranto sulla Peucezia, nel VI e V secolo
a. C. e, viceversa, a riconoscere l'esistenza di rapporti diretti, continui
ed amichevoli fra i centri indigeni della Peucezia e la Grecia, presente
nel VI secolo con i prodotti di Corinto e nel V con quelli di Atene».
( E. M. DE JULIIS, op. cit., pp. 12-13 ).
[19] Cfr.
E. M. JULIIS, op. cit., pp. 11-12.
[20] A
proposito di Azetium, cosģ scrive il SICILIANO: « Lo sviluppo
di Azetium si deve alla fertilitą del suolo, accompagnata da altre condizioni
favorevoli, come la presenza di solchi torrentizi vitali per le comunitą
agricole ed utili collegamenti con il mare».(A. SICILIANO, op.
cit., p. 111).
[21] Vedi
la nota n°16 di questo capitolo.
[22] Cfr.
V. ROPPO, op. cit, p. 48. A p. 90 l'A., praticamente, non esclude che
Noa o Noja sia «La reincarnazione tanto della distrutta Cąttaro,
come forse della stesso Azezio».
[23]
«I Romani procuravano di dare alle loro strade una direzione diretta,
evitando le sinuositą, alzando i luoghi pił bassi, spianando le elevazioni,
forando le montagne con gallerie, ed edificando dei ponti. Due solchi
indicavano da prima la larghezza della strada: trasportandovi tutta
la terra da questa superficie, e la scavazione fatta riempivasi di scelti
materiali fino all'altezza determinata della strada, secondo che percorreva
essa la pianura, la montagna od un terreno paludoso». (Cfr. C.
CANTU', Documenti alla storia universale, Tomo I, Cronologia, Geografia,
Archeologia, Torino, G. Pompo e C. 1848, p.596).
[24] Cfr.
STRABONE, Geografia, VI C 282. Traduzione: « Ci sono due strade:
una mulattiera che attraversa i Peuceti, chiamati Pedicoli, i Dauni
e i Sanniti fino a Benevento, sulla quale si trova Egnazia, Ceglie,
Netion, Canosa e Ordona; l'altra, che passa per Taranto un poco a sinistra,
facendo un giro di un giorno, detta Appia, pił adatta ai carri».
[25] Esistono
varie ipotesi sulla identificazione di Netium e non sono poche in Puglia
le localitą ( tra queste: Bitonto, Andria, Giovinazzo, Lecce ), che
si sarebbero attribuito l'arcaico sito. Alcuni AA. hanno individuato
una Netium presso Andria (Cfr. V. ROPPO, op. cit. pp. 48, 169 e 170;
S.L. IMPERIO, Alle origini del dialetto pugliese, Fasano, Schena 1990,
p. 248; P. PETRAROLO, Andria dalle origini ai tempi nostri, Andria,
Sveva 1992, p. 25). Nella planimetria pubblicata dallo storico ruvese
JURILLI, che contesta spesso al PRATILLI imprecisioni e inesattezze,
Netium compare sulla direttrice Minervino-Mariotto, lontano da Andria
(Cfr. F. JURILLI, Ruvo di Puglia nella preistoria e storia, Trani, Vecchi
e C. 1971). Nella Tavola Peutingeriana, invece, la sua posizione corrisponde
a quella della attuale Giovinazzo. Infine c'č il TAGARELLI che, nell'affannosa
ricerca di trovare gli antenati della sua Noicąttaro, avrebbe addirittura
individuato la greca Netion, poi romana Netium, nei vecchi ruderi marini
di Punta la Penna, localitą a nord di Torre a Mare (Cfr. S. TAGARELLI,
Il mio paese, III, op. cit., pp. 34-37). Molto interessante č lo studio
del problema da parte dello storico pugliese Vito SGARRA, che denuncia
apertamente tutti quegli storici, geografi ed archeologi che, interpretando
unilateralmente i testi antichi di Plinio, Strabone ed altri, avrebbero
addirittura manipolato a scopo personale le carte originali capitate
tra le loro mani, determinando cosģ un'ulteriore confusione sull'argomento.
L'A. č comunque convinto che la vera Netium.(la Netion greca) doveva
sorgere ai confini di Bitonto, nell'alta Murgia andriese, nelle vicinanze
della palude riportata sulla Tavola Peutingeriana, che i Romani chiamavano
Finitium Castrum (vale a dire: Finis Netium Castrum, cioč: Limite della
cittą di Nezio), la quale corrisponderebbe all'attuale contrada Finizio
(vale a dire: Confine di Nezio) posta tra Andria e Bitonto (Cfr. V.
Sgarra, La cittą di Netium, sulla via romana Brindisi-Benevento, Roma,
Editrice Internazionale 1917).
[26] Cfr.
F.M. PRATILLI, Altra antica via per Ceglie e Brindisi, termine di tutte
le gią descritte vie, in M. HERRMANN - A. SEMERARO, Viaggiatori in Puglia
dalle origini alla fine dell'Ottocento, Fasano, Schena 1991, p. 108.
Dalle considerazioni dell'A., ci sembra, perņ, di capire che doveva
esistere un secondo ramo pił interno, che da Netium, dopo aver toccato
Turi, Torre di Castiglione e Conversano, convergeva alla localitą costiera
di S. Stefano, presso Monopoli, e di qui ad Egnatia la strada ridiventava
praticamente unica.
[27] Cfr.
AA. VV. Ceglie Peuceta, I, Bari, Dedalo 1982, pp. 9-11,35-36.
[28] Si
tratta di una delle tante copie in circolazione riproducenti la grande
mappa dell'Impero Romano (conteneva le strade principali dell'Impero),
che M. Vispanio Agrippa, genero e collaboratore dell'Imperatore Ottaviano
Augusto (29 a.C.- 14 d.C.), aveva fatto apporre nel Porticus Polla a
Roma. Il nome di Peutingeriana deriva da un certo Peutinger, possessore
della sua ultima copia, che si ritiene eseguita nel XIII secolo d.C.
da un originale del III o IV secolo d.C. (Cfr. R. RANIERI, Fondamenti
e concetti di geografia, Bari, Adriatica 1973, pp. 28-29).