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S.Ecc. Mons Nicola Laudadio S.J. e P. Francesco Laudadio (Don Ciccillo).


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Tra i figli che onorano la Madonna: Signora di Lauka - Protettrice dell'isola di Ceylon.


 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Da Noicàttaro

Omaggio a Mons. Laudadio

Ricordare nel 25° anno di Episcopato le tappe della lunga attività missionaria si S.E. Mons. Nicola Laudadio S.J., parlare della sua feconda opera di Pastore nella lontana Ceylon è molto arduo tanto la vita del Vescovo di Galle è ricca di opere, densa di realizzazioni.
Da Kegalle a Balangoda, Ampessa, Balapana, Undugola, Ganigama, Ratnapura, cittadine o villaggi di poche case tra le piante tè e gli alberi di caucciù, sempre accanto ai "Tamul", ai miseri, ai diseredati, lo "Swami italiano" ha diffuso con la Buona Novella di Cristo, l'amore alla Madre Celeste.
Sereno, fiducioso nell'aiuto di Dio, supera ostacoli, non teme avversità, si reca a visitare i cristiani nelle borgate lontane, sperdute nei boschi.«Da Balangoda, egli scriveva nei primi mesi di missione, mi toccherà percorrere diciotto km a piedi. Bisognerà arrampicarsi sulla montagna attraverso campi di riso e piante di tè». Affronta quindi pericoli ed ostacoli e non si abbatte di fronte alle difficoltà
La popolazione di Ceylon , un miscuglio di buddisti, indù, maomettani, protestanti, parla in maggioranza il singalese ed il tamulico: Mons. Laudadio impara rapidamente e così bene queste lingue da usarle con eleganza di stile.
Egli, attraverso le asprezze, conquista le gioie! La sua Fede infinita, la grande bontà, la sconfinata umiltà e la instancabile attività portano i frutti sperati. «Mi sento contento, contentissimo, scriveva circa sei lustri addietro, e non cambierei l mia situazione per tutto l'oro del mondo». A Calegama benedice la chiesetta dedicata alla Vergine, a Balangoda costruisce una nuova grande chiesa. Per Natale prepara il presepe, offre giocattoli ai bombi ed il suo cuore esulta di gioia quando vede avvicinarsi alla Sacra Messa quattrocento cattolici.
Nel 1930 il giovane missionario fu nominato, per il suo infaticabile zelo parroco di Ratnapura, graziosa cittadina capoluogo di provincia e di distretto, ove svolse un intenso e proficuo lavoro, il 5 agosto d2l 1934 venne eletto Vescovo ed il 30 settembre dello stesso anno tra indimenticabili scene di grande commozione ed entusiasmo dei cattolici del Sud di Ceylon, con solenni festeggiamenti, S. E. Mons. Laudadio fu consacrato, nella Cattedrale di Galle, dall'Arcivescovo di Colombo con l'assistenza dei Vescovi di Kandy, Trincomalèe,Tuticorin e Jaffna.«Questo gruppo di Vesovi - scriveva per l'occasione il Times of Ceylon - ci dà un concetto della universalità della Chiesa Cattolica: tre dei vescovi sono francesi, uno singalese, l'atro indiano e si sono incontrati per consacrare un italiano, successore di un belga». Fra i presenti alla cerimonia anche i Consoli francese e italiano, che qualche anno dopo gli consegnerà a nome della Madre Patria, le insegne di Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, circa settanta sacerdoti; un gran numero di cattolici e l'aristocrazia della Diocesi e dell'Isola. Parlando di Mons. Laudadio in quell'occasione il Vescovo di Trincomalèe. Mons Robichez, così si esprimeva:«Oggi la diocesi di Galle deve essere fiera di accogliere come Pastore un giovane Vescovo pieno di vita ed energia, già a voi nota, dimostrata in un lavoro continuo e multiforme durante i suoi dieci anni di missione. Basterebbe ricordare l costruzione della nuova chiesa a Balangoda e l'intenso lavoro svolto a Ratnapura, non escluso l'ampliamento dell'edificio per la scuola d'inglese. Ringraziatene il Signore e corrispondete al suo amore».
Umile e buono Mons. Laudadio sentì il peso e la grande responsabilità dell'alta dignità:«Un compito oneroso mi è stato affidato. Sento - egli scriveva - che comincia a salire la vetta del Calvario per incontrarmi col Maestro Crocifisso. Chi è chiamato a seguire successori degli Apostoli è chiamato a seguire più da vicino il Divino Maestro e a rassomigliare a Lui il più possibile. L'aiuto del Signore, la sua paterna sollecitudine m'incoraggiano e mi fanno accettare la croce con rassegnazione e con ogni sottomissione ai suoi santi Voleri». Con tutta umiltà egli accettò l'alta carica!
Dotato di profonda cultura, di vasto ingegno, ma soprattutto d'immensa bontà ed amore il Vescovo di Galle, che volle nell'emblema il motto «Fortes in Fide», nella sua nuova dignità intensificò, con inesauribile zelo la già intensa attività, prodigandosi in ogni circostanza con lettere pastorali, consigli, ordinazioni sacerdotali e visite alle varie missioni. Nuove opere sono sorte nella sua Diocesi in questi cinque lustri di episcopato di Mons. Laudadio: altre ventisei chiese e tre collegi si sono aggiunti a quelli già esistenti; un seminario è stato inaugurato nel 1949 e un altro, che costerà circa venti milioni di lire, è in costruzione; gli orfanotrofi sono ora dodici; vi è un brefotrofio e due asili per vecchi; l'Azione Cattolica è fiorente, e di ben ottomila unità è aumentato il numero dei cattolici. Nel 1955 Mons. Laudadio ebbe anche la gioia di convertire il figlio del Governatore Generale che unì poi in matrimonio con una giovinetta di Galle.
Ma il suo primo gesto di Vescovo, quello indubbiamente più caro al suo cuore, fu la Benedizione inviata alla sua vecchia mamma lontana (il babbo era stato da tempo chiamato dal Signore), che tanto aveva contribuito alla formazione religiosa del Vescovo di Galle con i suoi sacrifici, il grande spirito di carità e lo sconfinato amore alla vergine del Carmine, alla cui celebre protezione Noicàttaro, il paesetto in Provincia di Bari ove Mons. Laudadio è nato il 14 aprile 1891, è affidata. Mamma Raffaella aspettava trepidante il ritorno del Figlio Pastore che aveva visto partire fanciullo. Ella ricordava ancora con commozione quel giorno del lontano 1905, rammentava di aver seguito con lo sguardo l'andare, per la via polverosa, della piana pugliese in quelle sconfinate del Signore a diffondere la Verità, il figlio ancor giovinetto nel cui animo avevano scavato tracce profonde la bontà infinita della Mamma sua sempre prodiga nel donare, sorreggere, aiutare, con lo sguardo fisso al Signore, lieta, in ogni circostanza della vita, di seguire la volontà di Dio.
A undici anni di distanza dalla partenza per Ceylon, il Vescovo missionario venne in Italia, e a Noicàttaro riabbracciò commosso mamma Raffaella. Grandiose manifestazioni di giubilo furono tributate a Mons. Laudadio, che tornava a rivedere il suo paesello natale. I concittadini festanti accolsero in quell'ormai lontano ottobre 1935 il figlio migliore di Noicàttaro con festeggiamenti solenni e l'entusiasmo più schietto. Egli fu ricevuto da tutte le Autorità religiose, civili,, politiche nostrane, dal clero, dalle confraternite, dalle associazioni religiose, che lo accompagnarono in corteo per le vie del paese.
Le strade furono addobbate con festoni, i balconi con drappi; folle plaudenti inneggiavano al Vescovo di Galle che passava per le vie sotto una pioggia di fiori fra due ali d popolo osannante. Grande fu la gioia di tutti. Al Palazzo municipale gli fu rivolto dalle autorità un indirizzo di saluto e benvenuto al quale egli rispose commosso per così schietta e grande manifestazione di simpatia e affetto; in Cattedrale, ove bambino aveva ricevuto i primi sacramenti, sostò in preghiera e raccoglimento; nella chiesa dei Cappuccini consacrò un altare e ovunque egli ricevé il riverente omaggio dei concittadini che gli si accalcavano intorno, lo applaudivano, inneggiavano a lui.
Ma il tributo di affetto e venerazione ricevuto a Noicàttaro non lo distolsero dalla sua missione, dalla sua Diocesi. Dopo aver consacrato Sacerdote il 1° marzo 1936 nella chiesa del Gesù nuovo di Napoli il fratello Padre Francesco, entrato anch'egli nella Compagnia di Gesù il 6 ottobre del 1923, ritornò al suo apostolato a Galle ove, durante il recente conflitto mondiale, pur costretto dagli eventi bellici ad una limitata libertà di azione e di movimento, tanto che si prodigò per gli italiani prigionieri di guerra in India a Ceylon.
A tutti in ogni circostanza della sua vita, Mons. Laudadio, di cui Noicàttaro va fiera ed orgogliosa, ha elargito i tesori del suo ingegno profondo, ha profuso il suo amore, ha donato con tanta bontà e discrezione. Egli, che tutti ha amato e tanto sofferto per gli altri, ha avuto sempre e ovunque una sola meta, un solo ideale la maggior gloria di Dio.

Vito Pignataro
Riportato nel n.5 delle citata rivista.