Da
Noicàttaro
Omaggio
a Mons. Laudadio
Ricordare nel 25° anno di Episcopato
le tappe della lunga attività missionaria si S.E. Mons. Nicola
Laudadio S.J., parlare della sua feconda opera di Pastore nella
lontana Ceylon è molto arduo tanto la vita del Vescovo di
Galle è ricca di opere, densa di realizzazioni.
Da Kegalle a Balangoda, Ampessa, Balapana, Undugola, Ganigama, Ratnapura,
cittadine o villaggi di poche case tra le piante tè e gli
alberi di caucciù, sempre accanto ai "Tamul", ai
miseri, ai diseredati, lo "Swami italiano" ha diffuso
con la Buona Novella di Cristo, l'amore alla Madre Celeste.
Sereno, fiducioso nell'aiuto di Dio, supera ostacoli, non teme avversità,
si reca a visitare i cristiani nelle borgate lontane, sperdute nei
boschi.«Da Balangoda, egli scriveva nei primi mesi di missione,
mi toccherà percorrere diciotto km a piedi. Bisognerà
arrampicarsi sulla montagna attraverso campi di riso e piante di
tè». Affronta quindi pericoli ed ostacoli e non si
abbatte di fronte alle difficoltà
La popolazione di Ceylon , un miscuglio di buddisti, indù,
maomettani, protestanti, parla in maggioranza il singalese ed il
tamulico: Mons. Laudadio impara rapidamente e così bene queste
lingue da usarle con eleganza di stile.
Egli, attraverso le asprezze, conquista le gioie! La sua Fede infinita,
la grande bontà, la sconfinata umiltà e la instancabile
attività portano i frutti sperati. «Mi sento contento,
contentissimo, scriveva circa sei lustri addietro, e non cambierei
l mia situazione per tutto l'oro del mondo». A Calegama benedice
la chiesetta dedicata alla Vergine, a Balangoda costruisce una nuova
grande chiesa. Per Natale prepara il presepe, offre giocattoli ai
bombi ed il suo cuore esulta di gioia quando vede avvicinarsi alla
Sacra Messa quattrocento cattolici.
Nel 1930 il giovane missionario fu nominato, per il suo infaticabile
zelo parroco di Ratnapura, graziosa cittadina capoluogo di provincia
e di distretto, ove svolse un intenso e proficuo lavoro, il 5 agosto
d2l 1934 venne eletto Vescovo ed il 30 settembre dello stesso anno
tra indimenticabili scene di grande commozione ed entusiasmo dei
cattolici del Sud di Ceylon, con solenni festeggiamenti, S. E. Mons.
Laudadio fu consacrato, nella Cattedrale di Galle, dall'Arcivescovo
di Colombo con l'assistenza dei Vescovi di Kandy, Trincomalèe,Tuticorin
e Jaffna.«Questo gruppo di Vesovi - scriveva per l'occasione
il Times of Ceylon - ci dà un concetto della universalità
della Chiesa Cattolica: tre dei vescovi sono francesi, uno singalese,
l'atro indiano e si sono incontrati per consacrare un italiano,
successore di un belga». Fra i presenti alla cerimonia anche
i Consoli francese e italiano, che qualche anno dopo gli consegnerà
a nome della Madre Patria, le insegne di Ufficiale dell'Ordine della
Corona d'Italia, circa settanta sacerdoti; un gran numero di cattolici
e l'aristocrazia della Diocesi e dell'Isola. Parlando di Mons. Laudadio
in quell'occasione il Vescovo di Trincomalèe. Mons Robichez,
così si esprimeva:«Oggi la diocesi di Galle deve essere
fiera di accogliere come Pastore un giovane Vescovo pieno di vita
ed energia, già a voi nota, dimostrata in un lavoro continuo
e multiforme durante i suoi dieci anni di missione. Basterebbe ricordare
l costruzione della nuova chiesa a Balangoda e l'intenso lavoro
svolto a Ratnapura, non escluso l'ampliamento dell'edificio per
la scuola d'inglese. Ringraziatene il Signore e corrispondete al
suo amore».
Umile e buono Mons. Laudadio sentì il peso e la grande responsabilità
dell'alta dignità:«Un compito oneroso mi è stato
affidato. Sento - egli scriveva - che comincia a salire la vetta
del Calvario per incontrarmi col Maestro Crocifisso. Chi è
chiamato a seguire successori degli Apostoli è chiamato a
seguire più da vicino il Divino Maestro e a rassomigliare
a Lui il più possibile. L'aiuto del Signore, la sua paterna
sollecitudine m'incoraggiano e mi fanno accettare la croce con rassegnazione
e con ogni sottomissione ai suoi santi Voleri». Con tutta
umiltà egli accettò l'alta carica!
Dotato di profonda cultura, di vasto ingegno, ma soprattutto d'immensa
bontà ed amore il Vescovo di Galle, che volle nell'emblema
il motto «Fortes in Fide», nella sua nuova dignità
intensificò, con inesauribile zelo la già intensa
attività, prodigandosi in ogni circostanza con lettere pastorali,
consigli, ordinazioni sacerdotali e visite alle varie missioni.
Nuove opere sono sorte nella sua Diocesi in questi cinque lustri
di episcopato di Mons. Laudadio: altre ventisei chiese e tre collegi
si sono aggiunti a quelli già esistenti; un seminario è
stato inaugurato nel 1949 e un altro, che costerà circa venti
milioni di lire, è in costruzione; gli orfanotrofi sono ora
dodici; vi è un brefotrofio e due asili per vecchi; l'Azione
Cattolica è fiorente, e di ben ottomila unità è
aumentato il numero dei cattolici. Nel 1955 Mons. Laudadio ebbe
anche la gioia di convertire il figlio del Governatore Generale
che unì poi in matrimonio con una giovinetta di Galle.
Ma il suo primo gesto di Vescovo, quello indubbiamente più
caro al suo cuore, fu la Benedizione inviata alla sua vecchia mamma
lontana (il babbo era stato da tempo chiamato dal Signore), che
tanto aveva contribuito alla formazione religiosa del Vescovo di
Galle con i suoi sacrifici, il grande spirito di carità e
lo sconfinato amore alla vergine del Carmine, alla cui celebre protezione
Noicàttaro, il paesetto in Provincia di Bari ove Mons. Laudadio
è nato il 14 aprile 1891, è affidata. Mamma Raffaella
aspettava trepidante il ritorno del Figlio Pastore che aveva visto
partire fanciullo. Ella ricordava ancora con commozione quel giorno
del lontano 1905, rammentava di aver seguito con lo sguardo l'andare,
per la via polverosa, della piana pugliese in quelle sconfinate
del Signore a diffondere la Verità, il figlio ancor giovinetto
nel cui animo avevano scavato tracce profonde la bontà infinita
della Mamma sua sempre prodiga nel donare, sorreggere, aiutare,
con lo sguardo fisso al Signore, lieta, in ogni circostanza della
vita, di seguire la volontà di Dio.
A undici anni di distanza dalla partenza per Ceylon, il Vescovo
missionario venne in Italia, e a Noicàttaro riabbracciò
commosso mamma Raffaella. Grandiose manifestazioni di giubilo furono
tributate a Mons. Laudadio, che tornava a rivedere il suo paesello
natale. I concittadini festanti accolsero in quell'ormai lontano
ottobre 1935 il figlio migliore di Noicàttaro con festeggiamenti
solenni e l'entusiasmo più schietto. Egli fu ricevuto da
tutte le Autorità religiose, civili,, politiche nostrane,
dal clero, dalle confraternite, dalle associazioni religiose, che
lo accompagnarono in corteo per le vie del paese.
Le strade furono addobbate con festoni, i balconi con drappi; folle
plaudenti inneggiavano al Vescovo di Galle che passava per le vie
sotto una pioggia di fiori fra due ali d popolo osannante. Grande
fu la gioia di tutti. Al Palazzo municipale gli fu rivolto dalle
autorità un indirizzo di saluto e benvenuto al quale egli
rispose commosso per così schietta e grande manifestazione
di simpatia e affetto; in Cattedrale, ove bambino aveva ricevuto
i primi sacramenti, sostò in preghiera e raccoglimento; nella
chiesa dei Cappuccini consacrò un altare e ovunque egli ricevé
il riverente omaggio dei concittadini che gli si accalcavano intorno,
lo applaudivano, inneggiavano a lui.
Ma il tributo di affetto e venerazione ricevuto a Noicàttaro
non lo distolsero dalla sua missione, dalla sua Diocesi. Dopo aver
consacrato Sacerdote il 1° marzo 1936 nella chiesa del Gesù
nuovo di Napoli il fratello Padre Francesco, entrato anch'egli nella
Compagnia di Gesù il 6 ottobre del 1923, ritornò al
suo apostolato a Galle ove, durante il recente conflitto mondiale,
pur costretto dagli eventi bellici ad una limitata libertà
di azione e di movimento, tanto che si prodigò per gli italiani
prigionieri di guerra in India a Ceylon.
A tutti in ogni circostanza della sua vita, Mons. Laudadio, di cui
Noicàttaro va fiera ed orgogliosa, ha elargito i tesori del
suo ingegno profondo, ha profuso il suo amore, ha donato con tanta
bontà e discrezione. Egli, che tutti ha amato e tanto sofferto
per gli altri, ha avuto sempre e ovunque una sola meta, un solo
ideale la maggior gloria di Dio.
Vito Pignataro
Riportato nel n.5 delle citata rivista.
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