Eroi ignoti del dottor Giuseppe Sturni
«Oggi sono legioni, composte dall'aristocrazia
dell'ingegno, accoppiata da un'etica squisita. I militi di queste
legioni, siano essi Gesuiti, Benedettini, Domenicani e Francescani,
sono gl'infaticabili pionieri della nostra Civiltà. Guidati
dal raggio d'una Fede, che li rende sprezzanti dei pericoli e li
accende di entusiasmo fino all'eroismo, i nostri Missionari si portano
nelle regioni più inospitali, fra popolazioni alle volte
feroci e fanatiche, predicando il verbo di Cristo, spargendo dovunque
i primi semi della nostra civiltà, e rendendo noto e venerato
il nome della Patria, che mai dimenticano, mai disgiungono nel loro
animo dall'ardore della Fede, per la quale si battono.
Questi Eroi, che non sono pochi, che non sono animati da alcuna
utilità terrena, che ignorano finalità del proprio
interesse, e che tutto sacrificano al grande Ideale che li anima
e li spinge, questi Eroi sono forse fra i più grandi e i
più ignorati. Partono senza pensare al ritorno; partono senza
il miraggio d'un possibile lucro; partono senza altra arma che quella
della bontà e della Fede; ma nel loro animo la nostalgia
della Patria è grande, e nei momenti di martirio, nei momenti
più difficili e delicati della loro esistenza uno solo è
il pensiero: Dio e Patria. La storia della Civiltà è
piena dell'olocausto di tante nobilissime vite; è piena dei
loro martiri e dello stoicismo con cui li sopportano; ma il loro
sacrificio silenzioso e fecondo è ignorato dai più,
e rari sono i marmi che lo ricordano ai contemporanei e li tramandano
ai posteri. Eppure questi militi, che per alcuni Ordini rappresentano
la vera aristocrazia dell'ingegno e della morale, crescono sempre
più ed oggi sono legioni.
Il 5 ottobre , una di queste Missioni, destinate per le Indie inglesi,
e propriamente per Ceylon, partirà da Napoli capitanata da
un nostro giovane concittadino: P. Nicola Laudadio, della Compagnia
di Gesù. Questo giovane sacerdote, che ebbe i natali e l'infanzia
nel nostro Comune, l'abbiamo avuto fra noi, venuto da Napoli per
abbracciare i Suoi, prima della lontana dipartita. Abbiamo notato
il suo viso bonario dagli occhi intelligentissimi coperto di barba,
e abbiamo intuito la di lui missione.
Era entrato a 15 anni, nel 1905, nella celebre villa Melecrinis
dei Gesuiti a Napoli per trascorrervi i tre anni di noviziato. Passò
quindi nella stessa Partenope i tre anni di studentato, e poscia
fu inviato a Jrcy, in Francia, per lo studio della filosofia. Dopo
tre anni di dimora fuori d'Italia, lo ritroviamo a Vico Equense
ad insegnare filosofia; e qui, alla fine del secondo anno, lo colse
l guerra del 1915. Egli entrò nell'Esercito e prestò
quasi intero il suo servizio militare a Palmanova, ove rimase fino
all'epoca della ritirata, per fermarsi poi nelle vicinanze di Padova.
Smobilitato il suo Reggimento, ritornò a Napoli, ove, fermo
nei suoi propositi, puro nelle sue idee, più infervorato
di fede in Cristo, al quale si sentiva promesso, percorse i quattro
anni di teologia. E già al terzo anno di questi studi, fu
elevato al sacerdozio; ed egli con viva commozione, celebrò
il primo Sacrificio nel Santuario di Pompei. Ai quattro anni di
Teologia seguì un anno di dimora a Firenze pel terzo anno
di probazione, e ritornò quindi a Villa Melecrinis, a Napoli,
per l'anno di "Ministro".
Oggi lo vediamo a capo d'una "missione" nelle lontane
Indie, insieme con altri due padri e due novizi. Sono elementi tutti
meridionali (tre pugliesi e due napoletani).P. Laudadio, che per
il suo ingegno e per la sua cultura, è molto stimato nella
Compagnia di Gesù, si accinge a questa "Missione"
con lieto animo e con grande fede.
Conoscitore della lingua francese e di quella inglese, è
stato costretto ad imparare il "Cingalese" - una delle
due lingue più parlate da quelle popolazioni tra le quali
porterà la sua opera di "missionario".
S'imbarcherà con i suoi Compagni a Napoli il 5 ottobre 1924,
dopo essere stato a Roma, per giungere a Colombo nella terza decade
dello stesso mese, dopo circa diciassette giorni di navigazione.
Nel Ceyland vi sono già cinque Diocesi, con un Arcivescovo
a Colombo; di esse una è tenuta dai Benedettini, una dai
Domenicani, una dai Francescani e due dai Gesuiti. In una di queste
vacanti va il nostro P. Laudadio con la sua Missione.
Noi formuliamo pel nostro concittadino i più lieti Auguri,
sicuri che Egli in quelle terre lontane esplicherà con nobiltà
assoluta il suo mandato, rendendo popolare e con fra quelle popolazioni
buddiste il nome della sua grande Patria.
Noicàttaro, che già lo annovera tra i figli diletti,
eseguirà con particolare e vigile trepidazione le di lui
immancabili fortune».
Quando nel 1947 invece Noicàttaro accolse trionfalmente il
Prelato, egli aprì il gran cuore alla spontaneità
dei sentimenti affettuosi e devoti del suo popolo, ma contenute
altresì profonde amarezze per tutti i vuoti che si erano
fatti tra la Gente del suo paese: dal padre e dai parenti ai suoi
Maestri, dagli amici d'infanzia ai suoi primi estimatori. E vide
una Noicàttaro nuova, nella quale già dall'ora (ricordo
l'udienza che mi concesse con l'amico Vincenzo Fiorentino nell'istituto
Di Cagno Abbrescia di Bari) si sentiva smarrito…
«Ho rivisto- grazie a Dio - la casa e la bottega di mio padre,
la scuola dei miei amatissimi Maestri Tagarelli ed Alfarano: ho
visitato le chiese, i vecchi rioni, ma… cari miei …forse
più l'aria che ho respirato mi ha fatto sentir nojano. Trovo
che tutto muta in meglio, se più non ho rivisto le vecchie
strade… le umili stamberghe, la gente scalza e straccia…
Bravi, ragazzi - egli concluse - ma che non si tratti mai di sepolcro
imbiancato!»
La sera della festa in suo onore - sul Palazzo di Città -
quando prese la parola per ringraziare, egli ribadì questi
suoi concetti: «che il paese natio egli di sentiva fortemente
legato dai tanti ricordi d'un tempo, che è per tutti, il
più dolce della vita! ».
- Rivolto ai giovani, che gli si strinsero intorno, disse quindi:
«che solo per le vie del sacrificio è possibile all'uomo
ogni più nobile conquista».
- Compiacendosi dei numerosi berretti goliardici universitari, concluse:
«che saranno immancabili le future fortune della terra che
mi ha dato la vita, se continuerà a trarre norma dall'esempio
delle più luminose Figure della sua storia, nel campo delle
più del pensiero e dell'azione, per la Religione di Cristo,
per l'avvenire dell'umanità, della famiglia e della Patria
e del Mondo, Avvezzatevi a soffrire! ».
Mons. Laudadio è ancora sulla breccia, venerando Vegliardo,
a dirigere con la speranza dei suoi anni maturi il movimento cattolico
di quella stessa terra, cui prodigò le sue energie giovanili.
È lì, nell'India riscattata alla barbarie, tolta alla
primitiva struttura di paese selvaggio, e non solo avviata, ma in
marcia trionfale verso la Bellezza, la sanità e santità
della vita umana civile.
L'araldo della "Parola" di Cristo abdicando ai beni del
mondo, ha consumato nell'offerta del proprio tempo e ne sacrificio
del suo corpo, il tesoro che gli dette la culla: la salute e il
vigore. Ma l'esaurimento fisico no è per lui atrofia del
cuore, non è rintocco d'agonia nell'Amore, non è principio
di fine!
L'avventuroso viaggio, ch'ebbe per bussola la Famiglia umana diseredata
e infelice che si svolse sulla rotta della Carità; che vinse
i marosi degli egoismi e le tempeste delle falsità; che ebbe
per meta il Cielo, al di sopra delle glorie della terra e del Sole
e delle Stelle, che ebbe slanci fascinatori dalla Forza e dal Principio
movente nell'anima: il senso evangelico cristiano - quell'itinerario
non è compiuto nell'ardore divorante d'un miraggio sublime,
nella cui scia infinite Anime ancora con lui e dopo di lui, lo effettueranno.
E ,forse il faro illuminante la Via, rimarrà fermo colà,
dove il Signore stesso lo issò a salvezza delle genti: non
sarà spento il suo raggio più lungo, quello che colpisce
di dolce rimembranza nostalgica chi, staccandosi dalla terra per
sempre, ferma nell'attimo supremo la mirifica visione degli affetti
indistruttibili nel cuore dell'uomo: i genitori e la culla, la famiglia
e gli amici, la patria! Perché quel "raggio" accende
dal passato l'avvenire; incendia di generosità e di ardimento,
nel luogo ove torna e s'infrange, benefico vivificatore, lo Spirito
dei credenti nell'immortalità della vita. Nella pietra o
nel bronzo il Nome e l'Opera di Mons. Laudadio dirà ai posteri
quanto Noicàttaro si glori di lui e quanto per i suoi meriti
si senta benedetta- ora e per sempre.- da Dio.
Da le tre eccellenze del
dott. Sebastiano Tagarelli 1947.
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