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Capitolo terzo

INVENTARI DELL'ARREDO ANTICO ED OPERE D'ARTE
ESISTENTI NELLA FABBRICA (1811-1843/63)

 

Quanto si apprende dal presente capitolo avrebbe del leggendario se qualcosa non fosse pervenuta sino a noi.
Molte delle notizie circa l'arredo riportate negli inventari coincidono con la descrizione di esso, fatta circa un secolo prima, dall'Arciprete don Giuseppe Carlo Saraceno (nella relazione già citata), la quale costituisce testo a sé stante, ma che al momento è l'elemento di confronto con gli inventari, oggetto del presente capitolo.
Sono la Soprintendenza ai Beni Artistici e Monumentali del Regno di Napoli prima (1811-1843), e i vari Ministeri dopo l'unità d'Italia (1863), enti istituzionali, che inviano ai Comuni circolari corredate da schemi
d'inventari e prospetti, contenenti la richiesta di varie notizie informative circa le opere d'arte e di arredo presenti nelle fabbriche esistenti sul territorio del Paese.
I dati relativi alla fabbrica, oggetto di questo lavoro, sono stati sintetizzati al massimo, senza stravolgerli, sia perché essi sono integrativi tra loro, sia per evitare l'interruzione del racconto, sia perché assumono grande importanza in quanto non potevano essere riportati nella relazio ne del don Saraceno (1730), poiché riguardano le concause, che provocarono i vari mutamenti: la vetustà e deterioramento naturale dell'antico arredo e la necessità di garantirsi con il fuoco dall'eventuale annidarsi del germe della pestilenza, che colpil gli abitanti del tempo (1815-16).
Le parti dell'arredo contenute nella relazione di don Saraceno coincidenti con quelle inventariate sono riportate in maniera opportuna.
Il Comune in data 5 luglio del 1811 invia due copie dell'elenco, redatto in conformità alle richieste della Sovrintendenza ai Beni Artistici e Monumentali di Napoli, riguardante i quadri, gli oggetti d'arte e bassorilievi esistenti all'epoca nella fabbrica.
L'elenco dei quadri ci consente di essere orgogliosi di quanto ricco e bello fosse l'arredo della nostra fabbrica, ma che a distanza di 32 anni (1811-1843), mentre si arricchisce di nuove opere d'arte, perde numerosi pezzi d'antichità.
Nell'inventario redatto dalla Deputazione Comunale nel 1811 è segnalata la presenza di soli due quadri e cinque statue tra grandi e piccole.
I quadri: uno con cornice dorata raffigurante Santa Maria della Pace posizionato al centro dell'altare maggiore in legno intagliato e dorato con nove angioletti in legno dorato all'intorno.

 

 

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