CAPITOLO TERZO
LA QUESTIONE DELLE DUE CĄTTARO
1. Ipotesi e considerazioni
sulla presunta esistenza della Cąttaro pugliese
Forse č tutta
colpa di quella leggenda locale raccolta circa due secoli fa dal Mola,
se ora siam qui a discutere se in Terra di Bari (l'antica Peucetia)
e in particolare nel territorio nojano sia veramente esistita una
cittą di nome Cąttaro, di cui finora mancano prove certe che ne attestino
con rigore storico-archeologico e l'esistenza e il sito. A parlarne
č solo la tradizione orale nojana, secondo la quale, dopo la fondazione
di Noja nell'entroterra pił vicino da parte di alcuni gruppi di sopravvissuti
di Cąttaro, altri avrebbero preferito raggiungere l'opposta sponda
adriatica per dar vita in un luogo pił tranquillo, nella Dalmazia
meridionale. ad un nuovo centro urbano che, in ricordo di quello lasciato
in patria, misteriosamente scomparso o distrutto dalle orde barbariche,
avrebbero chiamato ugualmente Cąttaro, che corrisponde all'odierna
Kņtor, una delle cittą pił belle della Repubblica del Montenegro,
ricca di storia e di monumenti antichi. Ma in nessuna delle numerose
leggende sulle origini storiche di questa cittą slava vi č il pur
minimo accenno al racconto popolare nojano[1].
Esistono, purtroppo, diverse prove inconfutabili tendenti a screditare
il racconto leggendario nojano e tutti i reiterati tentativi degli
scrittori locali alla ricerca di riscontri storici e archeologici
per riabilitare e far tornare in vita, come l'Araba Fenice che risorge
dalle sue ceneri, il fantomatico centro peucetico di Cąttaro.
Qualcuno, infatti, stando alle parole della leggenda, avrebbe individuato
il sito della vetusta cittą costiera nei ruderi marini appena visibili
di cala Paduano, a sud di Torre a Mare, verso Mola di Bari, nel cui
territorio amministrativo quelli sono attualmente ubicati [2]
. E poi c'č da chiedersi donde il Roppo ed il Tagarelli abbiano tirato
fuori i termini di Katri, Katry, Kattri, Kattry, con i quali, forse,
avranno voluto far primeggiare e distinguere da quella dalmata la
Cąttaro peucetica, quando a riguardo non esiste alcuna fonte scritta.
E questo perché i due Autori hanno collocato l'arcaico centro nella
storia non scritta, cioč nella preistoria, non potendo fare altrimenti.
Inoltre, se la definitiva scomparsa di detto centro costiero, ritenuto
molto importante, viene stabilita, secondo la tradizione locale, nell'VIII
- IX sec. d. C., come č possibile che esso non sia stato mai notato
o individuato'all' epoca della costruzione della "Consolare Traiana"
nel II secolo d. C., che toccava tutti i grandi centri costieri della
provincia di Bari? Dunque, l'arduo tentativo di dare a tutti i costi
un fondamento storico alla leggenda, da parte di alcuni studiosi di
casa nostra, non ha fatto altro che provocare una serie di equivoci
e di contraddizioni, dovuti soprattutto, nel nostro caso, alla scarsa
conoscenza della ricca tradizione storica. geografica ed economica
della Cąttaro dąlmata. Esaminandola bene, infatti, ci accorgiamo di
quanto si dimostrino inconsistenti le ipotesi sui presunti rapporti
storici e cultuli tra la fantomatica cittą marittima pugliese, su
cui la Storia ufficiale tace, e l'attivo, omonimo centro slavo, ricco
di monumenti [3]
antichi e di storia Della storia e delle tradizioni culturali
di quest'ultimo, particolarmente delle sue vicende ecclesiastiche
(la cittą č antica sede vescovile), infatti, si sono interessati diversi
scrittori veneziani del Settecento [4],
che ci hanno lasciato un gran numero di notizie interessanti. Non
ci resta, quindi, che esaminarle e confrontarle con quelle provenienti
dalla tradizione leggendaria intorno alla Cąttaro pugliese, di cui
ci si ostina a dimostrare l'esistenza; tanto č vero che il Roppo,
dando per scontato che il racconto leggendario nojano non poteva scostarsi
tanto dalla realtą, confortato dalle teorie degli archeologi Mola
e Gervasio, cerca di giustificarne in qualche modo le cause della
scomparsa, ritenendo che i responsabili della sua distruzione (pur
nutrendo qualche dubbio sulla sua ubicazione) possano essere stati
il bradisismo e l'erosione marina [5].
Per il Tagarelli, invece, assolutamente convinto che il preistorico
Katry sia vissuto nella cala Paduano, le cause della sua inesorabile
sparizione sarebbero dovute alle continue guerre e distruzio ni, che
avrebbero determinato la fuga di molti suoi abitanti nell'immediato
entroterra, dove fondarono Noja, e di tanti altri verso le famose
Bocche del golfo dalmata, «accolti nel pił sicuro e prosperoso rifugio
di una patria slava, se non di origine, diventata sicuramente di elezione»
[ 6].
L' archeologia, purtroppo, non dą ragione al Tagarellķ [7]
il quale, per non vedere vacillare la sua tesi, colloca
il Kattry nella preistona, ed il gioco č fatto. E, per dirla con Dante
Alighieri: «Cosa fatta capo ha». Piuttosto, avremmo preferito che
la leggenda nojana ci avesse raccontato pił ampiamente della nascita
di Noja, pił che indugiare su un toponimo, Cąttaro, di cui si ignora
completamente l'esistenza in Terra di Bari sia dal punto di vista
letterario che storico e archeologico; non certo dell'omonima, blasonata
cittą dalmata. A pensarci bene, il Mola, nel riferire la leggenda
nojana, non parla affatto di "fondazione" di Noja da parte dei sopravvissuti
della vicina Cąttaro peucetica, ma soltanto di "esistenza" di questa
nei suoi dintorni, mentre alcuni di essi, forse, dopo la sua distruzione
avrebbero raggiunto le coste della Dalmazia sulla sponda opposta per
fondare una cittą di ugual nome. Ma quando e in che modo tutto questo
sarebbe avvenuto, il racconto popolare non ce lo dice.
Note
[1]
Lo scrittore veneziano Flaminio CORNELIO, nelle pagine introduttive
alla sua opera Catharus Dalmatiae Civitas (Padova, Manfrč 1759), riporta
un lungo elenco di ipotesi e di leggende sulle origini storiche di
Cątharum (Cąttaro) in Dalmazia, ma nessuna di esse parla di un possibile
coinvolgimento di profughi provenienti dalla omonima cittą pugliese.
Pertanto, se avesse saputo o trovato qualcosa, egli avrebbe certamente
inserito tra quelle anche la leggenda nojana.
[2]
L'estrema vicinanza dell'arcaico sito di Paduano all'attuale centro
abitato di Noicąttaro ha convinto definitivamente il Tagarelli che
proprio lģ, in quella cala naturale, doveva essere esistita l'antichissima
Cąttaro peucetica (Cfr. S. Tagarelli, Il mio paese, III,., pp. 34
- 37). Inoltre, una prova tangibile che Noja sarebbe stata fondata
da gente della vicina costa, e quindi anche da quella proveniente
dal centro costiero di Cąttaro, č data, secondo l'A., dalla presenza
di diverse famiglie di pescatori nella attuale comunitą di Noicąttaro
(Cfr. S. TAGARELLI, Il mio paese, I, Bari, Milillo 1961, p. 6 e segg.).
[3]
Il Roppo dice bene, quando consiglia: «A lumeggiare la storia
di Cąttaro pugliese dovrebbe concorrere la storia comparativa di Cąttaro
della Dalmazia», ma dimostra di essere scarsamente informato,
quando conclude: «Ma anche questa tace» alludendo alla
storia della Cąttaro dąlmata (Cfr. V. ROPPO, op. cit., p 86).
[4] Vogliamo
ricordare che Cąttaro di Dalmazia č stata sotto il protettorato di
Venezia dal 1421 al 1797 (Cfr. F. SFORZA, Bari e Kotor, Cassano, Ecumenica
Editrice 1975, p. 167).
[5]
La Cąttaro o Katri, di cui ci sfugge la precisa ubicazione, - dice
precisamente il Roppo - se la leggenda di essa dovesse avere un riferimento
storico probabile, ci fa supporre alla sua sparizione dei suoi ruderi
ed avanzi ad opera dell'invasione del lido a causa del mare [....]
che ad opera invece dell'invasione barbarica (V. ROPPO, op. cit.,p.
85)
[6]
Cfr. S. TAGARELLI, Il mio paese, III op. cit., p. 35.
[7]
Cfr. F. BIANCOFIORE, La Viabilitą a sud-est di Bari, in "Archivio
Storico Pugliese", XVII, Bari,1964. Dello stesso A., si veda anche
Torre a Mare: Scavo nell'abitato antico di Punta la Penna, Estratto
dagli "Atti" dell'Accademia dei Lincei, Roma, 1976.