A.M.D.G.
Il fervore dei Singalesi
Kegalle
(Ceylon) 25 giugno 1926
Grazie sincerissime per la sua generosità.
Mi preme, però, farle conoscere che quantunque Barese, pur
facendo buon viso agli cheques apprezzo mille volte più l'affetto
mi si mostra dagli oblatori. Grazie, Rev. Padre, le rendono non
una povertà sola, ma tante e tante povertà viventi
che aspettano l'obolo quasi quotidiano dalle mani del missionario.
Le sue duecento rupie i poveri missionari le porteranno lassù,
perché si camino in celesti tesori.
Ho ricevuto le casse di vettovaglie con tutto l'accessorio. Dunque
i missionari non sono dimenticati così. Tale pensiero, benché
umano, ci dà coraggio e ci spinge a lavorare con più
ardore. Si dovrebbe, lo so, lavorare anche se tutto ci mancasse.
Ma i missionari sono uomini anche essi e ànno anche un cuore
che sente la carità. Il pensare che si è ancora oggetti
di tante delicatezze e di tante premure, aumenta il coraggio, specie
in quei momenti critici che ai missionari non mancano, quantunque
con tanta bontà, volontà e tanto entusiasmo abbiamo
offerto al Signore le loro rinunzie. La lotta contro sé stessi
e di tutti i giorni ed è per tutti, finché non giunga
la pace eterna dell'anima nel bel paradiso.
Ho ricevuto pure la bicicletta. Da un mese la uso senza nessuno
incidente, ma quando c'è da correre corro, e Dio veglia sempre,
ne son sicuro, sui miei inviati.
Sono stato fuori di Kagalle per circa tre settimane: Ad Ampepussa,
a Balapana e a Undugoda, per le feste patronali di questi villaggi.
Alla festa si suol generalmente premettere una novena. Ogni mattina
c'è la messa con parecchie comunioni. Ogni sera, poi, tutta
la comunità si raduna nella chiesuola per recitare il rosario
e le preghiere e infine si imparte la benedizione col Santissimo.
Durante la preghiera, il maestro di scuola, il dottore, il notaio
e i grandi signori del villaggio non isdegnano di inginocchiarsi
accanto alla povera gente della bottega e della campagna, accanto
ai poveri Tamul, che nascono, vivono e muoiono tra le piante di
thè e gli alberi di cauciù, lontani quasi sempre dalla
città, poveri braccianti che i signori dei nostri palazzi
allontanerebbero forse con isdegno, perché portano con sé
l'odore tipico selvaggio della gleba e della giungla. Poveri ma
ancor essi figli di Dio.
Le famiglie cattoliche si sogliono ripartire i giorni della novena.
Ciascuna nel suo giorno s'impegna con una santa gara ad adornare
la chiesuola. Fiori di carta e freschi, panneggi e merletti, candele
e lampade, tutto concorre e tutto serve per fare al passaggio di
Dio in mezzo a loro una festa di luce e di fiori. Anche Swami à
lavorato ad addobbare la chiesa.
Padre - mi dicevano alcuni - certi lavori lei non li deve fare,
altrimenti perde la sua autorità. L'Autorità? Quale?
Quella del Sacerdote o quella del cuore? Il Signore è sceso
dal cielo sulla terra e non à perduto nessuna autorità:
al contrario à attirato tutti a sé. Così ho
scopato la chiesa senza perdere nessuna autorità, né
quella di Sacerdote, né quella del cuore e sento d'essere
padre tra figli d'una stessa famiglia.
Il giorno della festa c'è messa cantata e comunione generale,
poi fuochi d'artificio e musica paesana.- Pacchianate mi si dirà
- Sia pure; ma li lascio fare è l festa di famiglie bisogna
che si divertano anch'essi.
A Undugoda si è fatta venire anche la banda da Colombo, una
decina di strumenti: altro che la banda di Caravaglio. La sera del
sabato, vespri solenni con un discorso in singalese e tamil, fatto
da un padre indigeno per cercare il quale ho dovuto correre in bicicletta
32 miglia. Dopo i vespri , processione solenne attraverso il villaggio.
Si son portate in processione due statuette di S. Antonio e della
Madonna: mi rammentava le procesioni che fanno i ragazzi con gli
altarini di legno. Ma qui tutto è solenne: bandiere, candele,
fuochi d'artificio ad ogni istante e benedizioni (una decina) con
la statuetta di S. Antonio ad ogni casa e bottega cattolica.
Per la processione i Tamul sono venuti dagli estates, non soltanto
i cattolici ma anche indù e buddisti. Che vuole? Son tutti
divoti di S. Antonio; anche gli indù e i buddisti fanno i
loro voti e le loro promesse a S. Antonio.
La Domenica, messa solenne in terzo, benedizione, indi, a mezzogiorno,
un'altra processione che i cattolici hanno domandato di fare , passando
innanzi al tempio buddista.
Tutte le funzioni sacre si sono svolte in una scuola, convertita
elegantemente in chiesa per l'occasione. Dopo la festa un gruppo
di cattolici e tra essi il dottore, il notaio, il farmacista e un
commerciante, son venuti da me in commissione manifestandomi il
desiderio e il proposito di erigere una chiesa. Ho battuto il ferro
finché era caldo: essi s'impegnano di dare il terreno e i
mezzi per la fabbrica; Napoli s'impegnerà di darmi tutto
il resto. E spero poter presto appianare alcune difficoltà,
sicché Undugoda possa avere missionari che presto giungeranno
da Napoli incontro, io lo so positivamente , le simpatie del popolo,
che ricorda con riconoscenza il bene ricevuto dai nostri predecessori
Italiani.
Ossequio a tutti. Mi benedica nel Signore. Suo infimo servo in Cristo.
Nicola
M. Laudadio S.. J..
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