indietroavanti
ingrandisci

Manifesto murario fatto affiggere dal Comune di Noicàttaro


ingrandisci

Chiesa Madre. Un momento della concelebrazione. Da sinistra: Don Nicolino Boccuzzi, direttore del seminario Arcivescovile di Bari; P.Bartolomeo Di Pierro S.J., da Bari; P. Alberto Pesce, Missionario Trinitario; P. Gaetano Iammaccone S.J. da Napoli; P. Basilio Silva S.J. da Napoli; Arciprete D. Oronzo Pascasio; P. Lucio Cermele S.J., da Bari; P.Agostino Crocco, agostiniano da Noicàttaro.


ingrandisci

Il Sindaco mentre legge la sua testimonianza.




 

 

Noicàttaro - La cerimonia commemorativa del 17 novembre 1991

L'intervento del Sindaco

Con un atto che gli piacque definire provocatorio, Giacomo Settanni depositò nella scorsa primavera sulla scrivania del Sindaco la bozza in fotocopia di un suo lavoro da divenire un vero e proprio libro, che raccontava, in occasione del primo centenario della nascita di un nojano donatosi a Dio: Mons. Nicola Laudadio S.J., con una particolare dovizia di documenti inediti sia la vita sia le sue attività Pastorali come Vescovo missionario nell'Isola di Ceylon, oggi Sri Lanka.
Rita Tagarelli non meritava certo la provocazione, pur se nelle vesti di Sindaco, frettolosamente indossate, doveva riconoscere che la ricorrenza le era sfuggita.
Ne fece ammenda e si aggregò, entusiasta, con l'intero Consiglio Comunale agli organizzatori di questa manifestazione predisposta da Giacomo Settanni.
Vi aderì il clero nojano con il suo Arciprete don Oronzo Pascazio, in piena intesa con l'ordine dei PP. Gesuiti di Napoli e con la famiglia Merlo, collaterale del ceppo Laudadio.
Ricerche d'archivio anagrafico e toponomastico, minuziosamente, ostinatamente condotte da Giacomo Settanni riuscirono a stabilire, nella perduta memoria, la collocazione, nella antica Noja (oggi Noicàttaro), della casa in cui il nostro Vescovo missionario vide la luce. Lì, sulla facciata, questa mattina, sarà scoperta una lapide, perché resti traccia ai posteri di un uomo che ebbe certamente da Dio la sua ricompensa e la sua gloria e che, per modestia della sua natura, non volle mai pretendere dal mondo. La pietra col suo nome, dunque, per suggerire un attimo di riflessione che conduca a migliorarsi.
Monsignor Nicola Laudadio, come altre figure emblematiche della nostra gente, costituisca nella formazione umana, sociale, religiosa un impulso incisivo di crescita per i presenti ed i futuri cittadini di questo paese.
La scienza dell'educazione in questo secondo cinquantennio del secolo ha subito profonde metamorfosi, da arte, nel saper ispirare, additando realtà positive di vita, in nome di una libertà, di debordante rispetto della personalità umana e della sua capacità ricettiva di discernimento dei messaggi, si è progressivamente mutata in arte dell'informazione indiscriminata, totale.
Non intendiamo, però, addentrarci in considerazioni pessimistiche dei risultati della celebrazione del super uomo meccanizzato, quantomeno proteso freddamente, al di là di ogni filosofia e di ogni religione al benessere materiale e contingente con le inevitabili deroghe morali.
Per le responsabilità, che, però, ci competono, abbiamo l'urgenza di ripristinare, pur con i correttivi suggeriti da un'epoca nuova, certe dinamiche educative e fornire segnali di attenzione alla formazione delle coscienze, abbiamo la necessità di non lasciar all'estemporaneità l'indirizzo delle opinioni e dei consequenziali atteggiamenti.
Ritengo che Giacomo Settanni con il suo lavoro, oltre che adempiere alla promessa fatta a Mons. Laudadio nel suo ultimo incontro privato, prima di partire per Roma per la seconda sessione del Concilio, voglia invitare tutti noi, ognuno nel suo ruolo e ministero, a sforzarci , ad ogni costo, di ricondurre all'esempio dei migliori l'educazione delle nuove generazioni.
Giacomo col suo contributo rievocativo, mi induce a riscoprire idealmente la Figura di Mons Laudadio, il figlio del sarto, uno dei tanti figli, che salì dall'umile bottega al soglio episcopale con assoluta naturalezza, già, perché nella minuscola bottega con l'abitazione retrostante, invasa da ritagli di stoffa, col ferro a carbone e la lucerna ad olio, l'atmosfera di serena laboriosità, d'impegno insonne, la genuinità dei sentimenti erano le stesse dell'episcopato lontano, oltre oceano. Nicolino che giocava sulla Via delle Fornaci, chiassoso, esuberante, un qualunque ragazzo, non sarebbe diventato sacerdote e vescovo, se non fosse stato educato, con l'esempio, da una famiglia in cui il sacrificio dei genitori aveva ancora la riconoscenza dei figli.
Pertanto, riscopriamo per i nostri bambini il valore dei rapporti familiari.
Il nostro paese quando era povero, era ricco del valore della vita e le famiglie profondevano ai figli queste ricchezze a piene mani intorno ad un unico piatto di minestra scarsa. Ma procurato col sudore della fronte, onestamente,
Non ci si meravigli se le vocazioni, e non parlo solo di quelle religiose o addirittura missionarie, affiorano piuttosto sporadicamente nelle nuove generazioni. Mancano gli esempi, anzi no, gli esempi ci sono, incalzanti, convincenti, di sfruttamento di sfrenato egoismo, di insensibilità, di religiosità del denaro. Educatori, rieduchiamoci!
E voglio chiudere leggendo un brano della lettera di Mons. Laudadio sua madre generosamente messa a disposizione di Giacomo Settanni da Rina Merlo, cui va la nostra piena gratitudine, per inserirla nel suo lavoro.
Ratuapura 3 luglio 1934
«…Se è, ora, un fatto che il Signore, nei suoi divini disegni, ha voluto fare del tuo figliolo un Vescovo e Successore degli Apostoli nella Sua Chiesa, è sempre vero che il tuo Nicolino non sarebbe stato mai scelto e assunto a tale dignità se tu, mamma, non avessi fatto di lui un buon figliolo. Vedi dunque che tutto il merito è tuo, tutto tuo e nulla mio.
Ciò che forse non avrei mai pensato, è ora avvenuto. E sai perché? Perché sei stata eroicamente generosa verso il cuore di Cristo, perché hai dato a lui con tutto il cuore il tuo proprio figliolo, sacrificando tutto. E il Signore, che non dimentica nulla e mai, si è ricordato di te e ti ha dato la gioia e la felicità immensa di vedere il tuo Nicolino, il figlio del sarto, del povero ma onesto uomo di un paesello, vestito delle linfule pontificali. Gioisci, mamma mia, e esulta e ringrazia in ginocchio il Signore ….Pure, in questo giubilo materno e filiale insieme, tu mi permetterai ora di rievocare una nota triste e dolorosa. Penso al mio caro papà! Ah , se fosse vissuto ancora alcuni anni! Come avrebbe gioito egli pure, il povero sarto, che ha passato giorni e notti infilando l'ago per il bene dei suoi figlioli. Povero babbo! Ma son sicuro, mamma, che ora, vicino a Dio, egli gioisca ancora più perfettamente e sento che là egli mi benedice».
Queste testimonianze, che la nipote di Mons. Laudadio, Rina Merlo ha messo a disposizione dei nojani per mezzo di Giacomo Settanni, che le ha pubblicate nello spirito che essi escano dal grigiore deprimente, corrosivo delle negatività e di volgere lo sguardo, pur tra le difficoltà, al positivo della vita.