Noicàttaro
- La cerimonia commemorativa del 17 novembre 1991
L'intervento
del Sindaco
Con un atto che gli piacque definire
provocatorio, Giacomo Settanni depositò nella scorsa primavera
sulla scrivania del Sindaco la bozza in fotocopia di un suo lavoro
da divenire un vero e proprio libro, che raccontava, in occasione
del primo centenario della nascita di un nojano donatosi a Dio:
Mons. Nicola Laudadio S.J., con una particolare dovizia di documenti
inediti sia la vita sia le sue attività Pastorali come Vescovo
missionario nell'Isola di Ceylon, oggi Sri Lanka.
Rita Tagarelli non meritava certo la provocazione, pur se nelle
vesti di Sindaco, frettolosamente indossate, doveva riconoscere
che la ricorrenza le era sfuggita.
Ne fece ammenda e si aggregò, entusiasta, con l'intero Consiglio
Comunale agli organizzatori di questa manifestazione predisposta
da Giacomo Settanni.
Vi aderì il clero nojano con il suo Arciprete don Oronzo
Pascazio, in piena intesa con l'ordine dei PP. Gesuiti di Napoli
e con la famiglia Merlo, collaterale del ceppo Laudadio.
Ricerche d'archivio anagrafico e toponomastico, minuziosamente,
ostinatamente condotte da Giacomo Settanni riuscirono a stabilire,
nella perduta memoria, la collocazione, nella antica Noja (oggi
Noicàttaro), della casa in cui il nostro Vescovo missionario
vide la luce. Lì, sulla facciata, questa mattina, sarà
scoperta una lapide, perché resti traccia ai posteri di un
uomo che ebbe certamente da Dio la sua ricompensa e la sua gloria
e che, per modestia della sua natura, non volle mai pretendere dal
mondo. La pietra col suo nome, dunque, per suggerire un attimo di
riflessione che conduca a migliorarsi.
Monsignor Nicola Laudadio, come altre figure emblematiche della
nostra gente, costituisca nella formazione umana, sociale, religiosa
un impulso incisivo di crescita per i presenti ed i futuri cittadini
di questo paese.
La scienza dell'educazione in questo secondo cinquantennio del secolo
ha subito profonde metamorfosi, da arte, nel saper ispirare, additando
realtà positive di vita, in nome di una libertà, di
debordante rispetto della personalità umana e della sua capacità
ricettiva di discernimento dei messaggi, si è progressivamente
mutata in arte dell'informazione indiscriminata, totale.
Non intendiamo, però, addentrarci in considerazioni pessimistiche
dei risultati della celebrazione del super uomo meccanizzato, quantomeno
proteso freddamente, al di là di ogni filosofia e di ogni
religione al benessere materiale e contingente con le inevitabili
deroghe morali.
Per le responsabilità, che, però, ci competono, abbiamo
l'urgenza di ripristinare, pur con i correttivi suggeriti da un'epoca
nuova, certe dinamiche educative e fornire segnali di attenzione
alla formazione delle coscienze, abbiamo la necessità di
non lasciar all'estemporaneità l'indirizzo delle opinioni
e dei consequenziali atteggiamenti.
Ritengo che Giacomo Settanni con il suo lavoro, oltre che adempiere
alla promessa fatta a Mons. Laudadio nel suo ultimo incontro privato,
prima di partire per Roma per la seconda sessione del Concilio,
voglia invitare tutti noi, ognuno nel suo ruolo e ministero, a sforzarci
, ad ogni costo, di ricondurre all'esempio dei migliori l'educazione
delle nuove generazioni.
Giacomo col suo contributo rievocativo, mi induce a riscoprire idealmente
la Figura di Mons Laudadio, il figlio del sarto, uno dei tanti figli,
che salì dall'umile bottega al soglio episcopale con assoluta
naturalezza, già, perché nella minuscola bottega con
l'abitazione retrostante, invasa da ritagli di stoffa, col ferro
a carbone e la lucerna ad olio, l'atmosfera di serena laboriosità,
d'impegno insonne, la genuinità dei sentimenti erano le stesse
dell'episcopato lontano, oltre oceano. Nicolino che giocava sulla
Via delle Fornaci, chiassoso, esuberante, un qualunque ragazzo,
non sarebbe diventato sacerdote e vescovo, se non fosse stato educato,
con l'esempio, da una famiglia in cui il sacrificio dei genitori
aveva ancora la riconoscenza dei figli.
Pertanto, riscopriamo per i nostri bambini il valore dei rapporti
familiari.
Il nostro paese quando era povero, era ricco del valore della vita
e le famiglie profondevano ai figli queste ricchezze a piene mani
intorno ad un unico piatto di minestra scarsa. Ma procurato col
sudore della fronte, onestamente,
Non ci si meravigli se le vocazioni, e non parlo solo di quelle
religiose o addirittura missionarie, affiorano piuttosto sporadicamente
nelle nuove generazioni. Mancano gli esempi, anzi no, gli esempi
ci sono, incalzanti, convincenti, di sfruttamento di sfrenato egoismo,
di insensibilità, di religiosità del denaro. Educatori,
rieduchiamoci!
E voglio chiudere leggendo un brano della lettera di Mons. Laudadio
sua madre generosamente messa a disposizione di Giacomo Settanni
da Rina Merlo, cui va la nostra piena gratitudine, per inserirla
nel suo lavoro.
Ratuapura 3 luglio 1934
«…Se è, ora, un fatto che il Signore, nei suoi
divini disegni, ha voluto fare del tuo figliolo un Vescovo e Successore
degli Apostoli nella Sua Chiesa, è sempre vero che il tuo
Nicolino non sarebbe stato mai scelto e assunto a tale dignità
se tu, mamma, non avessi fatto di lui un buon figliolo. Vedi dunque
che tutto il merito è tuo, tutto tuo e nulla mio.
Ciò che forse non avrei mai pensato, è ora avvenuto.
E sai perché? Perché sei stata eroicamente generosa
verso il cuore di Cristo, perché hai dato a lui con tutto
il cuore il tuo proprio figliolo, sacrificando tutto. E il Signore,
che non dimentica nulla e mai, si è ricordato di te e ti
ha dato la gioia e la felicità immensa di vedere il tuo Nicolino,
il figlio del sarto, del povero ma onesto uomo di un paesello, vestito
delle linfule pontificali. Gioisci, mamma mia, e esulta e ringrazia
in ginocchio il Signore ….Pure, in questo giubilo materno
e filiale insieme, tu mi permetterai ora di rievocare una nota triste
e dolorosa. Penso al mio caro papà! Ah , se fosse vissuto
ancora alcuni anni! Come avrebbe gioito egli pure, il povero sarto,
che ha passato giorni e notti infilando l'ago per il bene dei suoi
figlioli. Povero babbo! Ma son sicuro, mamma, che ora, vicino a
Dio, egli gioisca ancora più perfettamente e sento che là
egli mi benedice».
Queste testimonianze, che la nipote di Mons. Laudadio, Rina Merlo
ha messo a disposizione dei nojani per mezzo di Giacomo Settanni,
che le ha pubblicate nello spirito che essi escano dal grigiore
deprimente, corrosivo delle negatività e di volgere lo sguardo,
pur tra le difficoltà, al positivo della vita.
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