indietroavanti

 

ingrandisci

Iscrizione latina del XII sec. visibile accanto al lato destro del portale della facciata di mezzogiorno

 

ingrandisci

Pietra d'accesso all'ipogeo in questione.

 

Iscrizione esterna in latino del XII sec.

E' noto che prima che lo Stato (1850) imponesse a tutti i Comuni la costruzione del camposanto, lontano 360 metri dall'abitato, le fabbriche erano il naturale deposito dei resti umani dei defunti.
Nel capitolo precedente abbiamo riportato la notizia (tagarelliana), non altrimenti documentata, secondo la quale la dedicazione della fabbrica alla Madonna della Pace fu il risultato della 'pacificazione' (?) delle due etnie (una cristiana e l'altra pagana) presenti in Noja.
Ma se della presenza di pagani a Noja non v'è traccia, di quella di una comunità ebraica sembra essersi conservata memoria in una iscrizione.
Rimasta a lungo ignorata, è segnalata per la prima volta in un articolo del 1996 a firma di Giovanni Boraccesi [1] ; questa iscrizione, risalente probabilmente al XII sec. d.C., incisa su conci di pietra collocati ad altezza d'uomo sul lato destro del portale della facciata di mezzogiorno, è tuttora visibile.

Del testo in essa contenuto, che presenta alcune abbreviazioni, offro qui una nuova lettura, diversa da quella del Boraccesi, la quale è‘ dovuta alla cortesia della prof.ssa Pina Belli D'Elia e del prof. Luigi Bersan, esperti epigrafisti del Dipartimento di Studi Classici e Cristiani dell'Università degli Studi di Bari [2] .
Il testo è:

HOC e(st) SEPULCRUM / JUDEhIO(RUM) STR(A)GE

Il testo contiene l'indicazione della presenza di un sepolcreto di giudei e sembra alludere ad una loro "strage".
Ma non risulta esservi mai stata a Noicattaro una qualsivoglia comunità ebraica. Pertanto non si può escludere che la lastra sia stata spostata da altro luogo e collocata dove oggi la vediamo.
Solo mons. Colafemmina, passato a miglior vita, in un suo lavoro sulla presenza nei Comuni della Provincia di Bari degli ebrei (Presenza ebraica nei Comuni della provincia di Bari, Schena Editore, 1981, p. 55) accenna alla loro probabile presenza anche in Noja. Nel nostro caso, quindi, potrebbe trattarsi, anziché di pagani (cio‘ abitanti dell'originario pagus o di pagani credenti in idoli), di israeliti: i nostri fratelli maggiori nella fede cristiana (vedi discorsi di Papa Giovanni Paolo II).
Ci consta che nel 1989 l'Amministrazione Comunale, sindaco Franco Verni, finanziò i lavori di rifacimento della lastricata sita dinanzi alla facciata di mezzogiorno (Delibera della Giunta del 4 maggio 1989 n.360), e che durante l'esecuzione dei lavori, affidati all'impresa locale Demattia (detto a tigre), venne alla luce uno scivolo fatto di lastre di pietre lungo circa m. 1.50, che s'immetteva nel punto indicato dall'iscrizione, nell'ipogeo in questione.
Di questo evento non si fece menzione per evitare che intervenisse la Soprintendenza alle Antichità e Monumenti, ad impedire il prosieguo dei lavori per accertamenti di competenza, ma cosa fatta capo ha (Alighieri). Attualmente la parte terminale dello scivolo è tamponata perché non più utilizzato.
E' possibile, quindi, ritenere che l'ipogeo contenesse i resti mortali anche di abitanti giudaici (i quali dovevano pur essere depositati in un sito idoneo) e che sarebbe stato inglobato nella fabbrica in epoca sconosciuta!!!
Con tutto il rispetto per i nostri autorevoli studiosi ed esperti di storia patria, nessuno di essi cita approfonditamente la presenza in Terra di Noja di una comunità giudiaca (ebrea, sia pure piccolissima) ma citano, genericamente, la presenza di pagani e cristiani (Tagarelli, sic).

Resti umani conservati nell'ipogeo comune
(foto concesse dal Giuseppe Liturri)

 

Note

1 In "Fogli di periferia", periodico di identità territoriale, anno VIII n. 1 a pagina 52 il Boraccesi con foto e testo riporta e spiega l'iscrizione funeraria (sic) inedita (?) rilevata accanto al portale della facciata di mezzogiorno della fabbrica Matrice, come segue:

HOC E(ST) SEPULCRUM/JUDEX JOANNIS ST(?)GE

La lapide funeraria con la sua particolare iscrizione sembra fin dall'origine collocata contempora-neamente alla costruzione della parete e destinata al ricordo della sepoltura del committente.
Il personaggio, non sicuramente identificabile per la mancanza di una vocale tra la T e la G, potrebbe far pensare a Joannes Cupersanensis et Noensis iudex (1244-1245) e ancora a quel Cupersani, Rutiliani et Noensis iudex (1246-1249) qualificato come giudice ai contratti in documenti d'epoca.

2 Infatti, con lettera in data 15.02.05, a seguito di mia richiesta, hanno gentilmente e cortesemente fattomi tenere il seguente responso: «L'iscrizione si estende su due righe non perfettamente allineate malgrado la presenza di linee guida, a partire da una croce allungata; ciò denota nel lapicida una certa fretta e una conoscenza approssimativa dei caratteri epigrafici del suo tempo. Nel caso specifico si tratta dell'onciale, con alternanza di maiuscole e minuscole di misure diverse. La datazione, su base epigrafica, è entro il XII secolo».

 

indietroavanti