Dal
discorso di P. Gaetano Iannaccone S.J. da Napoli
Sono grato al
carissimo don Oronzo per l'occasione che mi ha dato di visitare
Noicàttaro e parlare del mio e vostro Vescovo Mons. Laudadio.
C'erano in Mons. Altri pregi molto più preziosi: quelli dell'intelligenza
e del cuore.
Così scrisse di Lui nel 25° del suo episcopato (1959)
Il P. Provinciale:«Il Signore, che per vie misteriose prepara
i suoi eletti ai compiti che intende loro affidare, lo aveva arricchito
a dovizia delle doti indispensabili per così arduo ministero:
intelligenza, tenacia, fortezza d'animo, resistenza alla fatica,
costanza nell'operare… Sin dai primi anni del suo ingresso
nelle Compagnia di Gesù, attese con impegno e serietà
alla sua formazione spirituale e culturale, rivelando un'indole
mite ed amabile, che lo rese caro a tutti, superiori e compagni».
E tale restò sempre , nonostante il cambiamento nelle sua
salute e l'incomprensione in parte del suo stesso clero, che tanto
lo fece soffrire. Ma seppe sempre reagire, trovando forza nella
preghiera; ed il buon umore non gli mancò mai.
Ricordo con nostalgia le belle e animate tombolate che entrambe
le comunità del Collegio e dell'Episcopato solevano fare
insieme a Galle, la sera di Natale. Naturalmente, non si cominciava
a giocare prima che arrivasse il Vescovo. E quando arrivava, era
tutto un susseguirsi di battute, in cui la parte del leone spettava
sempre a lui.
Per racimolare un po' di premi per la tombola, ricordo che io solevo
fare il giro dei Padri, e ciascuno dava quel che poteva. Ma il più
generoso era sempre lui il Vescovo. E mentre si giocava, se gli
capitava di vincere un premio esplodeva come un fanciullo:«Cinquina,
cinquina!». Ma se la sorte gli era stata avversa alla fine
mi salutava con un minaccioso sorriso: «l'anno prossimo, vieni:
ti aggiusto io!». Ed era una scambievole risata.
Il Padre Provinciale diceva sempre di lui che il suo modo di raccontare
oralmente appassionava tutti. Si diceva tra i Vescovi che quando
si riunivano, spesso spirava aria pesante fino a quando non giungesse
lui. Al suo arrivo, tutto cambiava, ed ognuno cercava d'impadronirsi
di lui per godere un po' della sua allegra conversazione. Il suo
viso era sempre atteggiato al sorriso, né la sofferenza lo
spense mai del tutto.
Compassionevole verso i bisognosi, ne condivideva le sofferenze
fino a piangere con loro. E come era felice quando aveva sollevato
qualcuno! La gioia si rispecchiava a lungo sul suo viso.
Noicàttaro può essere orgogliosa di un tale figlio
e giustamente gli è grata.
Son trascorsi 100 anni dalla nascita di Mons. Laudadio. Se egli
tornasse in vita, come vedrebbe oggi la sua Diocesi? La medesima
molto estesa per territorio, molto piccola per numero di fedeli:
Ma osserverebbe che oggi, più che mai, le conversioni sono
opera di Dio.
Il risveglio del Buddismo da una parte, hanno rallentato e quasi
spento nell'Isola il movimento di conversione verso il cattolicesimo.
Ma questo non è un valido motivo perché si rallenti
l'evangelizzazione: «Guai a me se non predico il Vangelo!»
gridava S. Paolo.
Possa il nostro caro Mons. Dal cielo intercedere per quel popolo,
che egli amò e guidò per oltre 30 anni, affinché
tutta l'Isola dello Sri Lanka riconosca in Gesù il suo Salvatore
e Redentore».
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