Prefazione
Tra
i ricordi qui raccolti si riportano alcune lettere inedite, custodite
dalla nipote Rina Merlo, la quale gentilmente le ha prestate, perché
mediante l' attenta lettura di esse la figura di Mons. Laudadio
sia di monito per tutti i suoi concittadini che lo conobbero ed
in particolare per i giovani, i quali siano pronti a meditare solo
sul suo motto episcopale "Fortes in Fide" per essere veramente
coerenti con quanto si "Crede".
Una
piccola nota di cronaca
Appresa dalla viva voce degli
Avi: quando Mamma Raffaella cullava tra le braccia il piccolo Nicola
Vito, mentre gli cantava la ninna nanna dei nostri tempi andati,
la intercalava dicendo «U FIGGHIE ME'IE A IESS VESK»
(“Mio figlio sarà Vescovo! Mio figlio sarà Vescovo!”).
La Mamma - AFFATESCE I FEILE - o come diceva un vecchio adagio nojano
"L'uomo propone e Dio dispone".
Chi ha, grazie alla bontà di colei che custodisce i ricordi,
messo insieme gli stessi senza alcuna pretesa biografica. Lo ha
fatto per l'affetto fraterno che lo ha legato a Don Ciccillo Laudadio,
affetto nato e non più spentosi dal tempo della fondazione
dei " Ritiri di Perseveranza" a Noicàttaro in S.
Maria della Pace, sotto l'Arcipretura di don Giuseppe Servidio.
Gli anziani ricorderanno quanto bene spirituale apportò l'eloquenza
e bontà di don Ciccillo nel nostro paese.
Durante lo svolgimento del Concilio Vaticano II, don Ciccillo mi
fece una sorpresa: Monsignore era a Bari presso di Lui ed i suoi
nipoti, essendosi chiusa la prima sessione del Concilio (1962).
Ebbene, una mattina, (gennaio '63), durante le ore d'ufficio, vidi
aprirsi velocemente la porta della mia stanza e l'usciere, tutto
preoccupato, mi dice: “ Fuori c'è un Vescovo che ha
chiesto di Voi!”
Mi portai subito fuori e con grande sorpresa mi trovai di fronte
a don Ciccillo ed al fratello Monsignore. Un abbraccio fraterno
nel nome del Signore sancì l'incontro.
Stemmo insieme per un po', poi ci risalutammo con la promessa di
rivederci, a Dio piacente, alla fine della successiva sessione del
Concilio Vaticano II.
Dio volle che così fosse!
Ci rivedemmo e salutammo sempre con più affetto fraterno.
Era il 2 settembre 1963.
«Parto domani per Roma» mi disse Monsignore. «Ciccillo
mi accompagnerà con la sua macchina ed a fine sessione del
Concilio tornerò tra la mia gente adottiva».
Di ritorno da Roma, don Ciccillo, perì tragicamente in un
incidente stradale presso Ariano Irpino.
Mons. nel concedarsi da me, mi benedisse come una pecorella del
suo gregge lontano confermandomi che non vedeva l'ora di tornare
tra la sua gente adottiva, alla quale aveva deciso di consegnare
le sue spoglie mortali.
Ed io, colpito intimamente, da tanta semplicità ed affetto,
gli promisi che l'avrei ricordato alle generazioni nojane per la
sua donazione incondizionata alle popolazioni singalesi, tra le
quali operò come missionario della Compagnia di Gesù,
per "Rendere a Dio la maggior Gloria".
Noicàttaro, 7 marzo 1991
Giacomo Settanni
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